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Centri storici sostenibili: compromesso tra modernità e umanesimo
L'intervento al Convegno Ecoincentriamoci 2011
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08/11/2011

"Quando si parla di svuotamento dei centri storici e di atrofia degli insediamenti urbani più antichi solitamente si registra una noncuranza che produce un'alzata di spalle. Rare volte un lodevole, per quanto spesso impreciso, attivismo, proprio di chi pensa che il fenomeno non sia irreversibile: tornare a un centro storico vivo, dinamico e partecipato non è meno probabile di tornare a refrigerare gli alimenti calandoli nei pozzi (come si faceva prima dei frigoriferi) oppure a utilizzare il dagherrotipo invece della macchina fotografica digitale. Bene, ma come si fa? Negli ultimi tempi la tendenza principale è consistita nel rivitalizzare i centri storici rendendoli attrattivi per i turisti: la zona centrale - soprattutto nel caso di piccoli paesi, borghi caratteristici, siti di origine medievale - viene riproposta nelle sue antiche vestigia, inibendo gli indicatori di modernità urbana (uno su tutti: l'esclusione delle automobili private mediante la pedonalizzazione dell'area) in favore del recupero delle caratteristiche storiche. Vediamo, quindi, un proliferare di trattorie tipiche, di botteghe che vendono souvenir ""antichizzati"", di artigiani che producono oggetti dalle forme antiche ma dai prezzi assolutamente contemporanei... Il recupero del centro storico si otterrebbe, in questo modo, mediante la sua ""tesaurizzazione"", perfettamente coerente con l'economicismo che domina l'attuale momento storico. Tutto bene, dunque? Francamente, è presto per dirlo! Una simile tendenza urbanistica, per quanto piuttosto generalizzata, necessita ancora di qualche anno per essere analizzata. Già da adesso, però, si può proporre un appunto: siamo sicuri che trasformare il centro storico della propria città in una sorta di ""parco giochi"" ambientato in un qualche periodo storico (epoca pre-romana, antica Roma, medioevo, Rinascimento) significhi effettivamente rivitalizzarlo? Non si verifica, al contrario, il rischio di svuotarlo ancora di più? L'amministratore locale, in effetti, deve decidere chi siano gli interlocutori privilegiati del suo operato: i cittadini oppure i turisti? La risposta sembrerebbe scontata in favore dei primi, invece molto spesso le politiche locali sono pensate in funzione dei secondi. Qui si apre un'altra questione irrisolta e piuttosto rilevante: chi paga i ""costi sociali"" del turismo? Negli ultimi tempi le città hanno abdicato la loro capacità produttiva in favore di altre vocazioni. Quasi tutte, ad esempio, hanno scoperto o riscoperto un'anima commerciale, dedicandosi a vendere merci (che spesso neanche producono in loco, per ironia della sorte) per un numero di turisti sempre maggiore, anche in virtù del ""turismo globale"", promosso da compagnie aeree low-cost e convenienze last-minute. Nel caso della ""valorizzazione del centro storico"" la merce venduta ai turisti consiste nella storia stessa della città (vera o millantata che sia), nelle sue tradizioni, usi e costumi. Non è però solo un problema etico: dedicare il centro storico ai turisti significa svuotarlo di ogni significativa esperienza sociale e di ogni residuo protagonismo della collettività. Nei piccoli centri, ad esempio, si registra annualmente il flusso demografico di ""nativi"" che si spostano in periferia o in campagna perché si sentono estranei in un contesto pensato per il turismo di massa. Un simile progetto comunale di riqualificazione si pone, già solo per questo motivo, come contraddittorio, poiché finisce per inserire gli abitanti del centro storico nella massa di persone che ogni anno vengono espulsi dalle città e costretti a rifugiarsi nella ""cinta periurbana"". I motivi di tale espulsione sono, ovviamente, i più disparati ma spesso convergono nell'insostenibilità della quotidianità nelle città italiane, nella difficoltà di reperire un alloggio a prezzo accettabile, nell'alto costo della vita, nella limacciosità degli spostamenti, nell'estrema venalità dei servizi. Quale potrebbe la soluzione? In poche righe finali: rendere non solo i centro storici, ma l'intera città vivibile e a misura d'uomo, cercare un compromesso tra modernità e umanesimo, calmierare i costi della vita urbana. Rendere i centri storici fulcro del milieu sociale, non solo vetrina turistica o parco giochi per comitive desiderose di ""un tuffo nel passato"". 

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