L'Italia delle tradizioni locali, dei piccoli comuni, delle specificità territoriali, delle tipicità esclusive. Prima abbandonata in nome delle grandi città metropolitane, poi affossata dalla globalizzazione, oggi, invece, in cammino verso il recupero di quella identità perduta capace di muovere un tessuto economico tanto silenzioso quanto mai laborioso. E così nel settore alimentare, in quello delle energie, nei trasporti e nel turismo arriva quella che si definisce filiera corta, dove le merci e il divertimento hanno bisogno di coprire una distanza di pochi chilometri per arrivare al consumatore finale. Si dice appunto "chilometri zero''. Ma è un modo ormai riduttivo di intendere un nuovo sistema di commercio e di usufruire delle materie e dei benefici della catena produzione. L'espressione è stata efficace all'inizio, quando è stata coniata, per identificare un mercato che faceva bene all'ambiente tagliando le emissioni di Co2 in quanto, pochi trasporti meno inquinamento nell'aria e meno traffico. Il concetto si è poi sviluppato e oggi è più corretto parlare di "filiera corta" che attiva una serie di processi inseriti nel contesto territoriale che, in questo modo, si trova ad essere nuovamente esaltato nelle sue particolarità. La "filiera corta" ha trovato immediata applicazione soprattutto nel settore delle energie rinnovabili, in particolare relativo allo sfruttamente delle biomasse. Un concetto chiaramente espresso addirittura nei bandi di gara pubblici come quello del ministero dello Sviluppo Economico della primavera scorsa. I 100 milioni di fondi per le agevolazioni a sostegno delle filiere produttive delle biomasse guardavano al rafforzamento e sostegno di queste filiere, in particolare, recitava il bando, da filiera corta. Quindi biomasse prodotte sul territorio ed energia al territorio stesso.
Altro capitolo il biogas
Secondo Legambiente, quello prodotto in filiera corta, "potrà arrivare a produrre come minimo 6,5 miliardi di metri cubi di metano, pari a circa l'8% del consumo di gas naturale in Italia. E per rimanere in tema, secondo la Coldiretti, per la produzione di energia da biomassa e da biogas, occorre "individuare criteri capaci di considerare le prestazioni ambientali degli impianti in un'ottica estesa di ciclo di vita, privilegiando, ad esempio, il concetto di filiera corta, di provenienza e di tracciabilità della materia prima in base ad accordi quadro''. Senza contare i benefici sull'occupazione locale. Secondo una stima, l'uso del legno del territorio per gli impianti di biomasse che sorgono sulla stessa area, in Piemonte potrebbe portare 3.500 posti di lavoro in montagna. Insomma, rispettare le vocazioni e le tradizioni del territorio è il primo punto per avviare le frontiere della produzione verso un nuovo cammino.
Dalle energie alla tavola
Ai chilometri zero che consente un risparmio di uso del suolo, si aggiunge la tipicità del cibo "sotto casa". Sta crescendo, infatti, sempre di più in tutta Italia, un sistema di vendita al dettaglio dal produttore al consumatore, e in questo caso la filiera si accorcia sempre di più: il formaggio che dal piccolo caseificio arriva senza intermediari sul bancone del mercatino, pomodori e melanzane comprate direttamente in fattoria.
Filiera corta, quindi, anche stile di vita
Lo si insegna nei campi di volontariato delle associazioni ambientaliste nazionali: uno stile a basso impatto ambientale, producendo meno rifiuti, differenziandoli, risparmiando acqua ed energia e, appunto, consumando prodotti locali e a filiera corta.
Una scelta che sta entrando anche nella pianificazione dei viaggi
Secondo un sondaggio sulla eco-consapevolezza dei turisti italiani, condotto da un conosciuto portale di viaggi, sono gli under 30 a spostarsi maggiormente verso mete, soprattutto italiane, che offrono prodotti "a chilometro zero" e cibo sano. In generale, del 48% degli intervistati sceglie strutture integrate nel paesaggio senza deturparlo, ma c'è anche chi mostra un occhio di riguardo per hotel alimentati da energie sostenibili e rinnovabili (22%). Per favorire le sane abitudini alimentari, oltre all'economia locale, il 15% opta invece per un complesso che garantisca il consumo di prodotti a filiera corta selezionando fornitori locali. Infine anche la "gita fuori porta" diventa un modo per rispettare le tradizioni del territorio e delle sue risorse. È nata infatti l'agripizza, realizzata in Agriturismo, che sfrutta i prodotti della struttura.
Consumare italiano, quindi, e riscoprire i prodotti locali
Questo aiuta a non sprecare risorse vitali come l'acqua. Tema centrale in questa estate 2012 che ha fatto registrare temperature di nuovo record sul nostro territorio, quasi una stagione simile alla rovente estate del 2003, con allerta siccità e fiumi senz'acqua, come il Po. Ecco quindi che l'attenzione al consumo deve essere massima. Anche in funzione dell'inverno che, secondo i geologi, proprio per il particolare clima estivo, si preannuncia nefasto sotto il profilo del dissesto idrogeologico.