Quanta strada fa un chicco di riso prodotto nel Parco agricolo sud Milano (PasM) prima di arrivare nella dispensa di una casa di Corso Buenos Aires e trasformarsi in un invitante risotto all'ossobuco? Diciamo 30 km in auto, tenuto conto del traffico, massimo 45 minuti di percorso. Quello che si dice dal produttore al consumatore. Ma il processo non è così lineare e al momento un chicco di riso prodotto a soli 30 km da Milano, prima di essere mangiato da un abitante della metropoli meneghina, farà letteralmente il giro del mondo, piegandosi alle logiche della trasformazione industriale e della grande distribuzione. È possibile invertire la rotta del chicco di riso? Far sì che torni a popolare i banchi dell'unico luogo di unione tra i due mondi diversi e distanti della città e della campagna, il mercato dei produttori locali? Sembrerebbe proprio questo, e non solo, il proposito di "Nutrire Milano, Energie per il Cambiamento", un progetto ambizioso ideato da Carlo Petrini - fondatore di Slow Food - nell'ambito dei lavori preparatori all'Expo 2015.
L'idea propone di progettare un sistema di servizi e infrastrutture per ridefinire i connotati territoriali dell'area metropolitana milanese (città e Parco agricolo sud Milano) in funzione di una filiera agroalimentare efficiente ed efficace, che dia forma a uno scenario di metroagricoltura sostenibile e innovativa. In sintesi, lavorare su ciò che di buono già esiste (l'agricoltura), migliorare i processi di trasformazione, valorizzando le risorse inutilizzate, e creare nuovi servizi ovvero nuovi canali di distribuzione, come il Mercato della Terra. Mercati della Terra è il primo progetto pilota nell'ambito delle attività di Nutrire Milano. Si tratta di spazi contadini ideati da Slow Food per promuovere la filiera corta, il cibo di qualità - buono, pulito e giusto - e rispondere all'esigenza, diventata pressante negli ultimi anni, di riavvicinare i consumatori ai produttori, la tavola alla terra, la città alla campagna. "Il Mercato della Terra rientra a pieno titolo nella definizione di farmer market (mercato dei contadini)" spiega Alessandro Cecchini responsabile del progetto Nutrire Milano. In tre anni di attività, prima nella sede di Largo Marinai d'Italia e ora in quello della Fabbrica del Vapore, 107 produttori, (il 90% dei quali provenienti del Parco agricolo sud Milano e dai territori limitrofi alla città di Milano il rimanente 10% è costituito da aziende fuori territorio come alcuni Presidi Slow Food ndr) hanno avuto l'opportunità di vendere direttamente i loro prodotti, senza intermediari, guadagnando il giusto.
Nei Mercati della Terra, infatti, i prezzi sono equi, trasparenti e motivati: ripagano la fatica di chi lavora e le materie prime necessarie per ottenere un prodotto di qualità, con beneficio di chi acquista, senza i costi di intermediazione. "Nella fase che ha preceduto l'organizzazione vera e propria del mercato abbiamo visitato personalmente i produttori sia nel Parco agricolo sud Milano che nelle zone limitrofe alla città" continua Cecchini "per selezionare solo le aziende che rispondessero ai precisi parametri definiti dal disciplinare ufficiale Slow Food, che prevede, tra gli altri punti, la vicinanza al luogo di svolgimento del mercato (max. 40 km) e la necessità da parte dei produttori di presentare solo i loro prodotti. Il tutto per offrire ai consumatori bevande e cibi sani, sicuri e con un'origine chiara, avendo la possibilità di conoscere i produttori e chiedere loro informazioni. I produttori si assumono direttamente la responsabilità di ciò che vendono e possono raccontare direttamente le caratteristiche dei loro prodotti, garantendone qualità, territorialità e stagionalità". Il Mercato della Terra non offre solo un luogo fisico di vendita ai produttori del PasM ma anche un vero e proprio ufficio marketing. Anni di mancanza di rapporti diretti hanno reso da una parte i produttori incapaci di "vendere" al meglio i loro prodotti e, dall'altra, i consumatori attenti a unico parametro discriminante: il prezzo. "<em>Slow Food non si occupa soltanto dell'organizzazione pratica del Mercato della Terra (che peraltro richiede un grande sforzo burocratico)" spiega ancora Cecchini. "La nostra attività è soprattutto quella di supporto alla vendita: un vero e proprio marketing territoriale che, da un lato, svolge una funzione di consulenza ai produttori e dall'altro guida i consumatori verso un acquisto consapevole". Analizzando il progetto con un approccio costi-benefici, sembra che questi ultimi superino abbondantemente i primi. Dal punto di vista ambientale, il Parco Agricolo Sud Milano si estende su una superficie di 47.000 ettari, su cui si trovano circa 1.400 aziende agricole per un totale di 39.900 ettari di superficie agricola utilizzata.
A differenza degli altri parchi regionali, nel PasM è l'agricoltura a connotare la quasi totalità del paesaggio e le parti naturalistiche sono meno rilevanti rispetto alle colture. Preservare l'ecosistema del parco significa quindi tutelarne l'agricoltura, le attività delle aziende agricole e diversificarne le colture, puntando anche su specie autoctone introvabili nei normali circuiti di distribuzione. "La sopravvivenza del Parco è strettamente legata alla sopravvivenza economica delle aziende agricole che vi lavorano" puntualizza il responsabile del progetto. "Acquistare i prodotti agricoli del Parco è quindi un mezzo indiretto per evitare che, sotto la spinta dell'espansione urbana, quei terreni agricoli vengano venduti per trasformarsi in borgate di periferia, quartieri dormitorio o peggio ancora in autostrade". Anche dal lato dei produttori i benefici sono diversi. Il Mercato della Terra e, più in generale, la filiera corta permettono un'entrata diretta agli agricoltori, che mensilmente possono contare sulle vendite dei loro prodotti, spuntando un prezzo di sicuro superiore a quello imposto dalla grande distribuzione. "<em>Le aziende selezionate da Slow Food sono tutte attività di piccole dimensioni, prive quindi della forza che permetta loro di confrontarsi agevolmente con i canali di distribuzione classici. Il Mercato della Terra permette loro di avere una fonte di guadagno alternativa, che potrebbe diventare la più importante se anche a livello normativo si investisse di più nella filiera corta, eliminando tutta la burocrazia che ne rallenta il naturale sviluppo. Mancando in Italia un quadro normativo chiaro sul concetto di filiera corta, si sono sviluppati negli anni regolamenti disomogenei, a volte arbitrari, che rendono difficile la più semplice delle azioni: acquistare direttamente da chi produce". I benefici per i consumatori sono diversi. Secondo i dati di uno studio socio-antropologico effettuato dall'Ipsos e dall'Università di Studi Gastronomici di Pollenzo per il progetto, gli abitanti del capoluogo lombardo sono molto attenti alla scelta di prodotti ortofrutticoli, sono disposti a esplorare i territori di prossimità ma contemporaneamente lamentano mancanza di informazione sui prodotti locali e una fruibilità difficoltosa delle zone circostanti.
Il Mercato della Terra nasce quindi per rispondere a una vera e propria esigenza della cittadinanza di avere un luogo fisico, alternativo ai canali classici della distribuzione (mercati, rivenditori, Gdo), dove trovare prodotti alimentari di qualità provenienti da un'agricoltura di prossimità. Il successo ottenuto dall'iniziativa di Slow Food è stato tale che quando il Mercato della Terra ha dovuto abbandonare la sua sede storica al Largo Marinai d'Italia, i cittadini hanno formato un comitato spontaneo per impedirne il trasloco. Ma anche la città ha i suoi vantaggi. Se il progetto Nutrire Milano raggiungerà i suoi obiettivi, consegnerà alla città un nuovo assetto infrastrutturale e di servizi che crea relazioni dirette di scambio con il Parco agricolo sud Milano e le sue risorse, definendo un modello agroalimentare metropolitano di eccellenza, un vero e proprio monumento territoriale per celebrare e rappresentare la città, oltre e non solo in funzione dell'Expo 2015.