Grazie di avermi dato la possibilità di discutere su alcuni aspetti che riguardano l'energia e le rinnovabili. Due punti di vista: quello del Sel (gruppo responsabile per la rete elettrica e gas) e quello di scienziato che studia da diversi anni all'interno dell'Eurac, nel quale con 150 collaboratori si discute con un focus particolare centrato nell'ambito della sostenibilità ambientale ed anche del turismo e mobilità. Tutte queste sono tematiche che vengono trattate al nostro interno e io stesso sono responsabile per la parte che si occupa di energia elettrica e di energia termica con la Sel.
Quando noi parliamo di energia pensiamo a quella elettrica, agli impianti nucleari. Ma se vediamo il consumo finale di energia a livello europeo, si evince che il consumo di energia elettrica è responsabile solo del 21% complessivo, mentre la fetta maggiore è energia termica, è quella che vediamo meno e i problemi non sono tanto semplici; quello dei trasporti è il 32%.
Se guardiamo la nostra provincia di 500 mila abitanti (Sud Tirolo) la percentuale del consumo energetico è così suddivisa: il 24,6% energia elettrica 43,9%, termica, e 31,4% autotrazione.
I danni sono limitati e stabili in un altro grafico: consumo energetico (elettrico, termico, trasporti) è paragonato al contributo energie rinnovabili. In circa vent'anni il consumo dell'energia elettrica è aumentato (a parte ora che c'è la crisi economica) e per il riscaldamento e il trasporto siamo a livelli stabili. Quanto la politica, quanto la società è disposta a investire in attività e strumenti con i prezzi che salgono da una parte e le tasse dall'altra, e quanto per la ricerca e lo sviluppo?
A livello europeo, si sopporta poco il caldo e il bisogno di raffreddare gli ambienti cresce di anno in anno, perché ognuno vuole condizionatori con 20°. E non si vede inversione di tendenza. Quindi bisogna investire di più in ricerca energetica e anche in sensibilità per raggiungere livelli sostenibili. C'è anche una notizia positiva: noi, facendo i calcoli con i nostri gruppi di lavoro, abbiamo visto che il potenziale termico c'è, le risorse ci sono e possiamo soddisfare il 100% dell'energia termica di cui abbiamo bisogno. Se vogliamo sfruttare il potenziale che c'è dobbiamo investire adesso. Per l'Italia vedo un forte potenziale perché ha temperature miti e l'abbassamento dello spreco energetico può essere sostanziale. Per raggiungere questi dati cosa bisogna fare? Diminuire il consumo energetico isolando la poca energia che è 1%. Se andiamo avanti così, ci vorranno cento anni per risanare tutto e di questo passo non raggiungeremo gli obiettivi che ci siamo proposti. Si parla del 40-50-70% della dipendenza dall'elettricità, se guardiamo dove può andare lo sviluppo allora ci rendiamo conto delle potenzialità. Stiamo lavorando fortemente sull'industrializzazione degli elementi che soddisfano diverse necessità, non soltanto quello di produrre energia con settori attivi, ma anche nell'ambito della ricerca. Per capire meglio dal punto di vista delle rinnovabili, si può investire in sistemi geotermici come negli edifici rurali, dove c'è posto per scavare e c'è anche spazio per le biomasse e le caldaie nei singoli edifici. Cambia completamente se guardiamo a una realtà locale come Roma. La città è molto stretta, non possiamo pensare di mettere collettori sui tetti, neanche scavare il sottosuolo, occupato da garage. Per entrare in queste città l'unico modo è il riscaldamento termico, su cui si può investire molto di più. Oppure utilizziamo quello che è la nostra risorsa e produrre energia termica, ma serve energia elettrica che non è rinnovabile ma è, comunque, una risorsa che abbiamo in loco.
L'ultima parte più difficile è quella industriale che ha dei fabbisogni specifici e di alta intensità e di alte temperature, dove quelle rinnovabili possono solo dare un supporto. L'industria può comunque integrare ed essere un utilizzatore ma anche una fonte, perché spesso l'industria ha sufficiente energia per sé e può dar luogo a un'energia di scambio, può essere una sorgente per alimentare. Parlando di lavoro, il settore termico si presta a mantenere occupazione. Il fotovoltaico ha quasi raddoppiato in quest'anno il potenziale. Per l'eolico, dipende dagli incentivi e dai costi. Guardiano l'Alto Adige nel settore delle rinnovabili vede (2010) 465 aziende, totale del green jobs 3.564, fatturato 1.600 milioni di euro (+12% p.a. 2006-2008); un terzo delle imprese non ha più di 5 anni, la metà non più di 10; nel 1990 la green economy contava 110 aziende, oggi 464. Riassumendo: crescita costante, biomassa, solare termico, produzione e distribuzione di energia; crescita esplosiva negli ultimi 5 anni (dal 2008) fotovoltaico, eolico. Concludendo, facendo il punto sull'azienda altoatesina nel settore dei rinnovabili, nei prossimi anni faremo investimenti pesanti ma assicuriamo e creiamo posti di lavoro. Nella prima fascia di produzione immaginiamo di investire circa 300 milioni per il rifacimento dei nostri impianti e nell'arco dei prossimi dieci anni investiremo 400 milioni. Dal punto di vista dell'istruzione abbiamo previsto tra i 15 e 20 milioni l'anno, per adeguare il sistema elettrico a quelli che sono i fabbisogni delle rinnovabili, mentre nell'ambito dei servizi (energia elettrica) abbiamo previsto per il riscaldamento di investire circa 65 milioni nei prossimi 5 anni. La green economy dà la possibilità di mantenere e creare posti di lavoro stabili e professionali, dal tecnico all'ingegnere.
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