Sagarmatha, così alto, lì dove nessun uccello riesce a volare. Questo il nome dato dai nepalesi all'Everest, il monte più alto della nostra terra, parco naturale e protetto dall'Unesco come patrimonio mondiale dal 1979. Una vetta ambiziosa per scalatori dal lontano 1953, quando è stato raggiunto per la prima volta. Da quel momento, flussi ininterrotti di turisti e non, appassionati di trekking e alpinismo non si sono mai più fermati. Soltanto nel 2010 ben 30.000 le persone hanno raggiunto la catena montuosa dell'Himalaya, a cui si aggiungono altrettanti accompagnatori locali, gli sherpa. Questo flusso ininterrotto di visitatori porta con sé anche i suoi rifiuti, dai campi base fino a quelle considerate "zone di morte", nei villaggi degli sherpa e sui cammini di trekking: uno smaltimento responsabile è ad oggi in pratica nullo in tutta la zona. Non sono serviti a molto, finora, gli impegni locali e ancora manca una vera e propria gestione dei rifiuti in tutta l'area del Parco nazionale. Alcune spedizioni, da sempre, gettano senza ritegno i propri scarti nelle conche del ghiacciaio, i nativi stessi sanno troppo poco per mettere in atto un sistema di smaltimento adeguato e il rispetto di leggi e norme è troppo poco controllato. La conseguenza? Montagne di rifiuti. EcoHimal è stata così una prima risposta a questo problema. Attraverso il coinvolgimento e la collaborazione delle comunità e la cooperazione con partner nepalesi e internazionali, l'organizzazione no profit lavora in Nepal da oltre due decadi. EcoHimal lavora sul monte dai tempi della costruzione della centrale idroelettrica Namche, con progetti di sviluppo per i villaggi e progetti di preservazione culturale ed ambientale. Grazie a questo suo impegno, EcoHimal è stata contattata dalla Everest summiteers association per ripulire e gestire i rifiuti del monte Everest e i villaggi nei suoi dintorni. Con il progetto "Saving mount Everest - Cleanup & waste management" ha realizzato dal 2011 un programma di pulizia rifiuti dal monte più alto al mondo. Per saperne di più, Eco-news ha raggiunto i suoi organizzatori: Kurt Luger (professore di Comunicazione transculturale all'università di Salisburgo in Austria e presidente di EcoHimal) e il capoufficio nepalese Phinjo Sherpa.
Professor Luger, quando è nato il progetto Saving mount Everest, chi ha avuto l'idea e come si è formato il gruppo di lavoro?
Tutto è iniziato nel 2011. L'idea è partita dalla Everest summiteers associaton, formata da Phijno Sherpa, e attraverso un amico svedese, Tommy Gustafsson, è giunta a noi. Erano alla ricerca di finanziamenti ed ecco che EcoHimal è entrata in gioco. Dal 1991/92 siamo presenti nella Regione con progetti di sviluppo.
Quali sono gli obiettivi già raggiunti e grazie a chi o cosa?
La prima opera di pulizia del monte si è conclusa nella primavera del 2011, la seconda fase - sviluppo del concetto di rifiuti per l'intera regione del Parco Naturale e patrimonio mondiale- ha appena preso inizio e si svolgerà nei prossimi 18 mesi. Esa e EcoHimal lavorano insieme, anche se la seconda fase è strettamente compito di EcoHimal.
Chi finanzia questo progetto?
Postkod Lottery insieme ad altri tre sponsor svedesi, Eoca (European outdoor conservation assiociation), molte piccole imprese nepalesi, e il ministero del Turismo nepalese. Quanto avete influenzato le norme per la gestione locale dei rifiuti? Lavoriamo a stretto contatto con lo Stato del Nepal per realizzare un concetto base, la bozza è già pronta: regolamento e norme per le spedizioni, codice di condotta per chi fa trekking.
Quanto conta la consapevolezza locale? Come si aumenta per quanto riguarda la gestione rifiuti?
La coscienza pubblica è molto importante e riempirà tutto l'arco di tempo del progetto con training, campagne mediatiche, eccetera. Verrà messo in atto il possibile per sviluppare un pensiero zero waste e far sì che il problema venga affrontato nella giusta maniera. Tutto questo sarà poi compito delle popolazioni locali nel saperlo portare avanti e gestirlo da soli. Che cosa fate per accrescere la consapevolezza internazionale e per allertare i turisti prima che ancora più rifiuti vengano abbandonati sul monte?
Norme più rigorose per le spedizione, tasse più alte, campagne di informazione per gli alpinisti e per chi fa trekking come anche cooperazione con le logge nei villaggi per il pernottamento dei visitatori e collaborazioni con le radio locali.
Sul vostro sito si legge che nel inverno 2012 verranno valutate le attività del progetto e che i risultati saranno la base per nuove misure. Che cosa ci può raccontare a riguardo?
Il report interno è stato mandato a Postkod lottery, il nostro maggiore finanziatore. Hanno confermato di voler finanziare anche la seconda fase del progetto, perché soddisfatti degli importanti passi avanti. Questa valutazione si riferisce al report del primo anno - gli obiettivi sono stati raggiunti, 8 tonnellate di rifiuti sono stati smaltiti dalla montagna e sono state fissate le basi per la seconda fase. Mr. Phinjo Sherpa è il capoufficio in Nepal e ha molto a cuore la riuscita di questo progetto perché è in gioco la bellezza della sua terra.
Come capoufficio e come gestore del Clean up trekking tour sul monte Everest, che ci può dire su questa eco-iniziativa?
Per via del crescente numero di spedizioni sul monte Everest e la sua continua crescita di turismo, sono partite iniziative locali, statali e internazionali per ripulire l'area. A causa del riscaldamento globale, rifiuti del passato riemergono in superficie e abbiamo bisogno di un grande sforzo per ripulire tutta la montagna. Ma non basta: dobbiamo anche incoraggiare il governo ad aggiornare le norme ambientali e il codice di condotta per le spedizioni di alpinisti in stretta conformità e riuscire in una gestione corretta degli scarti nell'intera regione, un passo importante anche per generare reddito e forza lavoro locale, mentre si contribuisce a mantenere l'ambiente pulito ed accogliere più turisti nella regione. Per quanto riguarda la spedizione di Cleaning up, essa si è svolta con la partecipazione di alpinisti nepalesi membri della Everest summiteers association. A causa della difficoltà di ottenere permessi di arrampicata nessuno straniero è stato ammesso alla spedizione. Non ci sono ad oggi italiani coinvolti nel progetto, anche se per quanto riguarda future collaborazioni siamo in contatto con Evk2 (centro internazionale di ricerca) gestito da italiani.
Quanto sente la patecipazione locale in questo progetto?
Le comunità e le istituzioni locali non solo sono a conoscenza del nostro progetto, ma sono i principali partner. L'istituzione locale Sagarmatha Pollution Control Committee è attiva nella regione dove lavoriamo. Per esempio birra e bibite leggere in bottiglia sono state vietate da qualche anno, come anche da poco sono state bandite le buste di plastica nella zona.
Come vorrebbe vedere questo progetto svilupparsi?Che cosa si aspetta di raggiungere con questa iniziativa?
Vogliamo vedere il monte Everest e i suoi villaggi circostanti puliti e ordinati. La gente del posto deve essere consapevole dei problemi ambientali e occuparsi in prima persona nel mantenere la pulizia della regione. Gli alpinisti e chi fa trekking devono essere informati e vogliamo generare lavoro e reddito per le persone più svantaggiate. E così 300 aiutanti hanno già ripulito il monte da bombole per l'ossigeno e altri rifiuti delle spedizioni che erano stati abbandonati sulla montagna più alta del mondo. Riportati ai campi base, i rifiuti vengono poi trasportati in depositi nuovi dove vengono separati. L'impresa di Salisburgo "Untha", che produce macchinari per macinare rifiuti, ha messo a disposizione tre mezzi realizzato corsi per gli addetti ai lavori, un altro passo importante verso una futura corretta gestione dei rifiuti. Sono ben 210 tonnellate di plastica, 30 tonnellate di metallo, 1 tonnellata di vetro, 2100 bombole di ossigeno, 3500 batterie gli scarti oggi in attesa dimaltimento. In termini di entrata sono oro per l'intera regione e potrebbero finanziare buona parte del futuro smaltimento di rifiuti, se venduti ai giusti canali.