Se ci fosse chiesto qual è il modo migliore per risolvere la questione rifiuti, si potrebbe rispondere semplicemente: "evitare di produrne in eccesso". Le regole della parsimonia nei consumi, osteggiata da anni e anni di consumismo scriteriato ha finalmente riacquistato credibilità anche a livello politico, al punto che la stessa Unione Europea ha basato su di essa la sua strategia per la diminuzione dei 2,667 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti annualmente dagli abitanti del vecchio continente. Purtroppo questa semplice e chiara strategia è di difficile realizzazione anche e soprattutto perché gli Stati membri continuano a non seguire le linee guida tracciate dall'Ue o ad agire in pieno contrasto con esse.
Dall'ultimo studio commissionato dall'esecutivo dell'Ue sui vantaggi dell'implementazione dellalegislazione europea sui rifiuti, presentato lo scorso 13 gennaio dal responsabile per l'ambiente Janez Potocnik (foto) si evince infatti che le operazioni illecite sui rifiuti negli Stati membri vanificano una grande opportunità di crescita economica. Secondo il rapporto, una piena attuazione della legislazione unionale consentirebbe di risparmiare 72 miliardi di euro l'anno, incrementando di 42 miliardi di euro il fatturato annuo del settore che gestisce i rifiuti e del settore del riciclaggio, creando oltre 400.000 posti di lavoro entro il 2020. Al momento però gli Stati continuano ad agire nell'illegalità . Solo per dare un'idea dal 2005 al 2008 circa il 19% delle 10mila ispezioni congiunte, eseguite sulle spedizioni transfrontaliere di rifiuti, è avvenuto in violazione della normativa vigente. Tra il 2005 e il 2006 sono stati spesi circa 4,1 miliardi di euro per sostenere la chiusura o la bonifica di discariche non autorizzate.
Alla fine del 2009 i rifiuti rappresentavano mediamente il 20% di tutti i procedimenti di infrazione in materia di diritto ambientale. La situazione della gestione dei rifiuti varia moltoda stato a stato. Secondo dati Eurostat, nel 2009 ogni abitante dei 27 paesi membri dell'Unione europea ha generato, in media, 513 chilogrammi di rifiuti, circa 11 chilogrammi in meno rispetto l'anno prima. La quota di rifiuti pro capite varia dai 316 chilogrammi della Repubblica Ceca e della Polonia agli 833 chilogrammi della Danimarca. Rientrano nella fascia tra i 500 e i 600 chilogrammi Austria, Germania, Spagna, Italia, Francia e Regno Unito e in quella tra i 400 e i 500 chilogrammi pro capite stati come Belgio, Portogallo, Svezia, Finlandia, Grecia, Bulgaria, Slovenia e Ungheria. Circa il 38% dei rifiuti urbani prodotti è stato smaltito in discarica, il 20% è stato avviato a incenerimento, il 24% riciclato e il 18% compostato. Nonostante la quota dei rifiuti smaltiti in discarica sia diminuita rispetto al 2007 (42%) la raccolta indifferenziata costituisce ancora la principale forma di gestione dei rifiuti utilizzata in Ue. Tali dati dipendono dal modo in cui i rifiuti vengono trattati nei singoli Stati membri. Ad esempio in paesi come Bulgaria, Romania, Malta, Lituania e Lettonia la discarica costituisce l'unica forma di smaltimento dei rifiuti. I paesi che ricorrono in misura maggiore agli inceneritori sono invece la Svezia, dove questa forma di smaltimento riguarda quasi la metà degli scarti trattati, Danimarca, con il 48%, Paesi Bassi (39%), Belgio (35%), Germania e Francia, (34%). Da notare invece che in altri dieci paesi membri dell'Ue la quota destinata all'incenerimento è inferiore all'1% dei rifiuti trattati. Per quanto riguarda il riciclo, il tasso più alto si è registrato in Germania, 48%, mentre Belgio e Svezia hanno raggiunto il 36%, Slovenia e Danimarca il 34%, Irlanda e Paesi Bassi il 32%.
Il nostro Paese guadagna il secondo posto europeo nei più alti tassi di compostaggio di rsu (32%), fa meglio di noi solo l'Austria con il 40% seguono Paesi Bassi 28%, Spagna e Belgio, con il 24% e il Lussemburgo, con il 20%. Rispetto agli anni precedenti insomma gli stati membri, anche se con sostanziali differenze ed eccezioni si sono avviati sul percorso disegnato dalle direttive e comunicazioni europee in tema di rifiuti. Ma ancora molto resta da fare per riuscire a trasformare l'immondizia in ricchezza così come si aspetta Bruxelles. Il settore della gestione dei rifiuti e del riciclaggio nell'Ue è infatti molto dinamico ma offre ancora opportunità economiche con un forte potenziale di espansione. Nel 2008 il suo fatturato di 145 miliardi di euro costituiva circa l'1% del Pil unionale e rappresentava 2 milioni di posti di lavoro. Il rispetto della politica europea contribuirebbe a creare un settore forte di 2,4 milioni di posti di lavoro e un fatturato annuo complessivo di 187 miliardi di euro.
L'assenza di un controllo sistematico e di meccanismi di rispetto dell'applicazione sono di sicuro due fattori che ostacolano il miglioramento della gestione europea dei rifiuti, congiuntamente a una carenza di dati affidabili sulle quantità e modi di smaltimento degli stessi a livello statale. Sarebbe pertanto necessario incrementare le conoscenze sui rifiuti attraverso un monitoraggio sistematico del funzionamento della legislazione nella pratica. Una strategia di sicuro vincente sarebbe quella deterrente del "chi inquina, paga" che però almeno nel caso della precedente gestione dei rifiuti a Napoli non sembra aver risolto la questione.