L' attivista e ambientalista Vandana Shiva non poteva mancare all'Expo 2015. Lo spazio espositivo dedicato al riso godrà del suo prezioso contributo. Insieme all'Università Bicocca di Milano, Vandana Shiva continuerà così il suo impegno per la salvaguardia dei sei che testimoniano l'importanza delle nostre risorse alimentari, il pericolo dell'ingegneria genetica e il dovere di garantire una equa distribuzione delle risorse in base ai bisogni. Queste le tematiche affrontate anche dall'Expo Milano 2015, un'importante sfida a cui Milano si sta preparando insieme anche all'Università Bicocca di Milano. Al suo rientro in India, la redazione di Eco-news ha avuto l'occasione di intervistarla: "Credo di sentirmi vicina e di lavorare con italiani che si distinguono per i loro pensieri profondi" confessa. Come mai ha deciso di collaborare con l'Università per lo spazio espositivo Expo 2015 dedicato al riso e che risultati si aspetta?
Non si tratta di una novità per me, è più di anno che si discutedella mia partecipazione all'Expo 2015. La novità risiede nel mio intervento con l'Università Bicocca che mi ha chiesto di collaborare in modo indipendente anche con loro e sono stata felice di accettare. Navdanya preserva più di 3000 varietà di riso e l'India ne conta più di 200.000. Anche se i risultati dipenderanno da molti fattori diversi, da parte mia porterò il meglio della mia esperienza e della mia conoscenza per assicurare che il mondo riconosc quanto importante la biodiversità è verso le nostre abitudini. Io credo che parliamo di tempi imprevedibili, il mondo potrebbe crollare domani. Io lavoro sempre con entusiasmo, se le cose avvengono darò il mio contributo, se non accade nulla, va bene ugualmente.
Nell'annunciare questa sua partecipazione ha proposto anche una ricetta per Nutrire il Pianeta, me la può illustrare meglio?
Questo è quello che faccio da 30 anni. All'università ho parlato di che cosa sta accadendo con la biodiversità, con l'agricoltura e con la conoscenza indigena. Ecco cosa ho proposto ai ragazzi che erano venuti ad ascoltarmi: "Per uscire dalla crisi e per dare un nuovo futuro alle giovani generazioni è necessario un cambiamento di paradigma: dobbiamo abbandonare l'austerità per tornare alla semplicità. L'allontaamento dalla Terra è ciò checausa la crisi, solo il ritorno alla terra madre, organismo vivente che interconnette tutti noi, può quindi accordarsi con un modello di sviluppo alternativo, al cui centro si trova il benessere dell'umanità e dal quale nascono prodotti di qualità e nuovi posti di lavoro. Insomma, il futuro della Terrà è la terra stessa".
Il 17 maggio scorso a Milano ha anche firmato "La Carta universale dei diritti della Terra coltivata" che cosa è questo documento e che valore ha per Lei averlo sottoscritto?
La Carta mette al centro quattro principi: dignità, integrità, naturalità e fertilità. Di questi, per me la fertilità è quello fondamentale, in quanto connesso alla felicità delle persone e alla base della vita stessa. È importante pertanto salvaguardare la fertilità naturale e non quella ottenuta tramite sistemi chimici o fertilizzanti. Ritengo che Expo 2015 sia un ottimo punto di artenza e una grande occasione per portare all'attenzione progetti interessanti come la Carta iversale dei diritti della Terra coltivata, un'opportunità imperdibile per cominciare un percorso virtuoso per la Terra.
Da anni Lei porta avanti una lotta contro gli OGM. Diverse sono le teorie a riguardo e non sono mancate critiche nei Suoi confronti. Che cosa Le hanno criticato maggiormente e quale è il punto che sente dover spiegare ancora di più per accrescere i consensi sulla sua teoria contro l'uso di OGM?
Non ho una teoria contro gli OGM, ho una teoria per la biodiversità e per la sostenibilità e non è solo una teoria è pratica. Non devo giustificare me stessa alle critiche che ricevo perché il mondo è fatto di critiche che non cesseranno mai di esistere. Nel mio caso chi critica è in genere chi è molto vicino alle industrie. Il mio lavoro si basa sul dire la verità e sul lavoro per la terra e non intendo giustificarmi con nessuno su questo. Il movimento Navdanya (nove semi) lotta per la preservazione della conoscenza intellettuale dei contadini e dei loro metodi di coltivazione tradizionali, contro le mono-culture.
Quali sono stati i suoi successi maggiori in questi anni?
Abbiamo contribuito a proteggere la biodiversità, abbiamo continuato a servire i contadini, siamo riusciti a mostrare come l'agricoltura ecologica produca di più. Non abbiamo bisogno di OGM e non abbiamo bisogno di additivi chimici. Questi sono i nostri successi. Abbiamo istituito 10 comunità di banche del seme, abbiamo protetto e distribuito i semi, abbiamo portato avanti con successo battaglie legali e una contro una cooperazione che contrastava il nostro sapere tradizionale. Questi sono tutti grandi vittorie che hanno dato il loro contributo non solo all'India ma a tutto il mondo. Anche l'Italia è sempre più affetta da fenomeni di cambiamento climatico come alluvioni che inondano i terreni e rovinano i raccolti.
Che cosa potremmo fare per prevenire questi disastri ambientali che aumentano la crisi economica del paese e dei singoli contadini? Come possono i contadini adattarsi ai cambiamenti climatici e salvaguardare i loro raccolti?
Con la Commissione internazionale per il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare abbiamo prodotto un report intero su come adattarsi ai cambiamenti climatici. È pubblicato sul nostro sito di Navdanya dove è possibile scaricare il report e leggersi tutti i dettagli.
Come vicepresidente di Slow Food e collaboratrice della Nuova Ecologia, la rivista di Legambiente, sembra che lei abbia un debole per l'Italia. Come mai ha l'ha scelta come Paese in cui attivarsi?
Non direi che ho un debole verso l'Italia, ma un'affinità. In Italia ho trovato diverse persone che apprezzano la mia filosofia. In Itaia vi è il festival della filosofia di Modena, solo lì arrivano 10.000 persone per sentire che cosa ho da dire. L'Italia gode di una civilizzazione che non vive su un livello superficiale, ma su un livello filosofico. Non è un caso che fuori da Firenze si respiri il Rinascimento, le persone portano con sé l'ispirazione di personaggi come Leonardo da Vinci o Michelangelo. Credo di sentirmi vicina e di lavorare con italiani che si distinguono per i loro pensieri profondi.
Vandana Shiva, una vita per l'ambiente
Vandana Shiva ha studiato fisica. La sua vocazione d'attivista politica la spinge da decenni a occuparsi per i diritti sulla proprietà intellettuale, di biodiversità, biotecnologie, bioetica e ingegneria genetica. Nota al grande pubblico per le sue battaglie contro la diffusione di Organismi Geneticamente Modificati in India, dove centinaia di contadini si sono tolti la vita dopo i debiti contratti a causa delle pratiche industriali in agricoltura, lotta per modificare i paradigmi che oggi controllano i settori dell'agricoltura e dell'alimentazione.
Nel 1982 ha fondato un istituto di ricerca, il Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy ed è fra i massimi leader dell'International Forum on Globalization. Vandana Shiva rimprovera l'Occidente per i suoi modelli di sfruttamento della globalizzazione applicati al territorio, che cambiano l'equilibrio dei cicli di vita della natura. Non è d'accordo con quel progresso che si misura solo in termini di profitto a discapito delle comunità di contadini dei paesi in via di sviluppo che rischiano di scomparire definitivamente.
Nel 1993 il suo impegno è stato premiato con il Right Livelihood Award. In Italia la Slow Food ha intuito il calibro di questa donna e l'ha eletta sua vicepresidente, La Nuova Ecologia, la rivista di Legambiente, le ha chiesto una collaborazione, mentre IOPS, l'Organizzione per una società partecipativa l'ha voluta come membro consultivo ad interim.
Il 9 aprile 2013 ha ricevuto dall'Università della Calabria la laurea honoris causa in Scienza della nutrizione. Lo scorso 16 maggio Vandana Shiva si è recata all'università Bicocca di Milano per discutere di sostenibilità ambientale, economica e sociale nell'ambito degli Expo Days.
Vandana Shiva ha anche firmato il 17 maggio la Carta universale dei diritti della Terra coltivata, all'interno dello European Socialing Forum per l'Expo 2015, che mette al centro 4 principi: Dignità, integrità, naturalità e fertilità.