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Generazione social: una “virtual class” in cerca di consenso
Viviamo nell'era dell'innovazione tecnologica e comunicazionale, del network digitale che mette a dura prova i sostenitori dello ""human contact"", inteso come relazioni tra simili, in carne e ossa, fatte di responsabilità e impegno, poco congeniali al tempo della baumaniana ""modernità liquida""
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07/05/2013

Viviamo nell'era dell'innovazione tecnologica e comunicazionale, del network digitale che mette a dura prova i sostenitori dello ""human contact"", inteso come relazioni tra simili, in carne e ossa, fatte di responsabilità e impegno, poco congeniali al tempo della baumaniana ""modernità liquida"". Il must che domina è l'esaltazione dell'impalpabile, fatto di etere, di scambi virtuali, molto ""sbrigativi"" e non compromettenti. E' più facile, in tale contesto, stabilire connessioni senza ""metterci la faccia"", senza una esposizione fisica, corporale. In questa conversione relazionale, una limitata èlite diviene protagonista e detta l'impronta, il target, le condizioni per essere ""in"" o sentirsi irrimediabilmente ""out""! L'altra parte, quella subente, è rappresentata dalla massa, un ""quinto stato"", disadattato ed emarginato che, in questa dimensione illimitata, spera di poter finalmente emergere, di poter contare. Una ""virtual class"" che, costretta a un'esistenza ""periferica"", cerca affermazione nella rete. Un nuovo ""proletariato digitale"" che sfugge alla società reale, troppo rigida, esigente, convulsa e selettiva, che sovrasta e travolge chi non è sufficientemente ""all'altezza"", chi non ha ""lephysique du rôle"".
Ecco allora il palliativo! Un'esistenza parallela, illusoria ma apparentemente gratificante e appagante. Basta un click per entrare in una vastità incommensurabile. In questo limbo alternativo si trovano, con estrema facilità, ""amici"" con i quali condividere i ""like"", ai quali inviare messaggi. Si cinguettano frasi stringate, si citano aforismi altrui, si suggeriscono ""link"", aspettando ansiosi risposte, consenso. Hanno aggiunto la mia pagina ai ""preferiti"". Tizio mi ha taggato in una foto! Caio ha retwittato il mio post. Io ho più di mille followers e tu? Un mondo parallelo, sintetico, fatto di emoticon, di hashtag e di abbreviazioni impronunciabili che accompagnano la pletora degli ""habitué dell'online"" verso una siderale distanza dalla tangibilità delle cose. Una sorta di ""isteria mediatica"", alimentata da queste nuove forme di contatto laconico, che s vilisce il senso più alto della comunicazione. Quella fatta di approfondimento e di vissuto, da cui originano confronto, reciprocità, cultura sociale. Ma una ""intelligentia orwelliana"" tiene occupate le masse alla ricerca di ""followers"", di inseguitori digitali. Orientandone sempre di più flussi e tendenze! 

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