Più protezione per l'orso polare, squali, mante, uccelli migratori e mammiferi africani come la gazzella e il cob. Dalla Convenzione di Bonn sulle specie migratorie, che sotto l'egida delle Nazioni Unite riunisce 120 Paesi del mondo, sono infatti arrivate maggiori garanzie di protezione per 31 specie che in periodi stagionali precisi si muovono lungo rotte di migrazione anche molto lunghe.
La Conferenza delle parti, che si tiene ogni tre anni, si è chiusa il 9 novembre scorso a Quito, in Equador, con accordi internazionali che ora dovranno essere applicati dai governi.
In particolare, la Convenzione opera attraverso due Appendici: nella prima sono inserite le specie migratorie a rischio estinzione, per le quali le parti sono obbligate a mettere in atto azioni di stretta protezione. L'Appendice II, invece, contiene le specie che hanno bisogno o potrebbero beneficiare della cooperazione internazionale frutto di accordi tra gli stati situati nelle aree in cui si muovono gli animali interessati.
La balena dal becco d'oca, la gazzella dalla fronte rossa e diversi uccelli - il piro-piro semipalmato e il piovanello becco sottile (uccelli acquatici simili alla beccaccia), la ghiandaia marina e la grande otarda – beneficeranno della protezione completa prevista dall'iscrizione nell'Appendice I. In questo caso, le parti sono tenute a conservare o recuperare gli habitat di questi animali, ridurre gli ostacoli alla loro migrazione econtrollare altri elementi che potrebbero danneggiarli.
L'orso polare, così come la parula del Canada, un uccellino canoro che durante l'inverno migra nell'America Latina settentrionale, sono stati inseriti nella lista dell'Appendice II. Allo stesso modo, anche per l'anguilla europea e il cob dagli orecchi bianchi – un mammifero etiope simile all'antilope – la Convenzione raccomanda progetti in cooperazione tra gli stati per aumentare la protezione degli animali. Tra tutti, l'orso polare può essere considerato un simbolo dei pericoli a cui sono esposti gli animali migratori, anche quelli non considerati a rischio di estinzione.
"A causa dei cambiamenti climatici il ghiaccio marino si fonde prima in primavera e si forma più tardi in autunno soprattutto. Gli orsi, costretti in questo modo a prolungare i mesi di digiuno e di scarso apporto calorico rischiano di essere denutriti e meno sani. Orsi denutriti e meno sani hanno un tasso di riproduzione più basso, aumentando le possibilità di estinguersi", spiegano dal WWF. Alle minaccie del riscaldamento globale si aggiungono quella dell'inquinamento - “Trovandosi al vertice della catena alimentare gli orsi polare rischiano di accumulare una grande quantità di sostanze tossiche, sostanze che si trasmettono lungo gli anelli della catena” - e dell'attività petrolifera, che viola luoghi incontaminati ed espone tutto l'ambiente artico al rischio di fuoriuscite di greggio.
Mai come oggi, ha spiegato il segretario esecutivo della Convenzione Bradnee Chambers, gli animali migratori sono diventati il simbolo delle sfide ambientali: “Dall'inquinamento di plastica negli oceani agli effetti dei cambiamenti climatici, fino al bracconaggio e allo sfruttamento eccessivo, le minacce che gli animali migratori affrontano alla fine avranno un impatto su tutti noi”.
Se l'impegno degli stati è positivo, bisognerà vedere cosa verrà fatto in concreto per proteggere le specie: l'inserimento dell'orso polare nell'Appendice II è stato proposto dalla Norvegia, nella cui economia l'industria del greggio che sta mettendo a rischio i grandi mammiferi del Polo Nord ha un ruolo rilevante.