Mentre la nuova Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker ritira il pacchetto di misure sull’Economia circolare causando lo sconcerto di ambientalisti e operatori della green economy, dal Consiglio dell'Ue arriva un segnale positivo. I ministri dell'Ambiente dei 28 stati membri hanno infatti dato il via libera alla proposta di direttiva sulla riduzione dei sacchetti di plastica. Intanto, prosegue l’iter parlamentare della misura, la cui approvazione definitiva in aula dovrebbe arrivare la prossima primavera.
Il compromesso raggiunto attraverso le trattative tra le diverse istituzioni europee, con la mediazione della presidenza italiana, prevede due opzioni per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle buste di plastica in circolazione. I Paesi membri potranno scegliere se imporre un prezzo ai sacchetti usa e getta di spessore inferiore a 0,05 millimetri entro la fine del 2017, oppure semplicemente impegnarsi a raggiungere il target di riduzione delle buste in plastica sottili, cioè un consumo di 90 sacchetti pro capite entro il 2019 e di 40 pro capite entro il 2025. Oggi la media è di 198 sacchetti a testa (anche se le differenze tra gli stati sono grandi), per un totale di 8 miliardi di sacchetti usa e getta che ogni anno in Europa finiscono nell’immondizia.
Dopo l’approvazione finale del testo, i Paesi avranno 18 mesi per adeguare la legislazione nazionale a quella europea, e iniziare così a impegnarsi per raggiungere i target comunitari. La Commissione dovrà presentare due rapporti a Parlamento e Consiglio , a due anni dall'entrata in vigore della direttiva: uno sull'utilizzo delle buste biodegradabili e l'altro su come ridurre l’uso dei sacchetti ultra-sottili, al momento esclusi dalle nuove regole.
Un compromesso che ha riscosso molta soddisfazione anche tra gli ambientalisti, anche se non tutti giudicano l’accordo positivamente: già dopo i primi via libera a novembre scorso, il Comitato delle regioni si era detto contrario all’accordo, perché aveva sperato in un divieto totale dei sacchetti di plastica gratuiti entro il 2020, in obiettivi obbligatori UE per tutti gli Stati membri e nell'introduzione dell'obbligo di ridurre dell'80 % tutti i sacchetti.
Ad aprire la strada verso una riduzione dei sacchetti di plastica non biodegradabili era stata nel 2010 l’Italia, vietandoli tra mille proteste. Quella messa al bando non è stata ancora attuata completamente, perché rimangono in circolazione molte buste biodegradabili ma non compostabili, mentre le sanzioni sono entrate in vigore solo pochi mesi fa. Il divieto però è valso all’Italia anche l’apertura di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles. Procedura che, con l’approvazione nei prossimi mesi della direttiva sui sacchetti non biodegradabili all’Europarlamento, dovrebbe venire congelata. Per la nostra normativa non dovrebbe cambiare nulla, anche se rimane da valutare nel lungo termine se l’Italia sia in linea o meno con gli obiettivi di riduzione comunitari.