L’Ilva di Taranto è avviata sulla strada del risanamento ambientale, ma per completare questa missione unica, da molti ritenuta impossibile in Italia, di trasformare una delle industrie più inquinanti in un’acciaieria modello è necessario un Commissario per l’Ambiente con pieni poteri decisionali e di intervento e servono risorse certe e reali. Edo Ronchi, che per un anno ha svolto l’incarico di sub-commissario, ha presentato queste sue proposte ai Ministri Galletti e Guidi che, come ha sottolineato presentando il Dossier Ilva, hanno mostrato “disponibilità” a prendere questa strada. "Mi sono battuto per un anno - ha sottolineato Ronchi - con spirito di servizio, per far fronte a innumerevoli difficoltà, in una delle realtà industriali più complesse del Paese, trovata in una crisi profonda. Con la pubblicazione in gazzetta del piano ambientale, si è entrati in una fase nuova. Per completare i numerosi e complessi interventi, rispettando le scadenze prescritte e affrontare la crisi dell’ILVA, non basta più un subcommissario”.
Per quanto riguarda le risorse, secondo Ronchi, è necessaria una disponibilità finanziaria effettiva da oggi a giugno 2015 di almeno 800 milioni di euro, dedicati agli interventi prescritti in materia ambientale che dovrebbero essere trovati, con una piccola modifica legislativa, nelle somme sequestrate a Milano alla famiglia Riva. Passando poi in rassegna tutto quanto è stato fatto in questo anno, Ronchi ha ricordato che molte prescrizioni ambientali sono state attuate, tutte quelle prescritte sono state avviate, le qualità dell’aria a Taranto è buona, in particolare per le polveri sottili i dati sono fra i migliori delle città italiane, e il benzo(a)pirene si è ridotto di 10 volte arrivando a 0,18 nanogrammi/ m3 (l’obiettivo di qualità di legge è 1).
“A metà 2013, quando iniziò il Commissariamento, l’ILVA di Taranto – ha osservato Ronchi – era a rischio di chiusura per incompatibilità ambientale. Con un solo anno di Commissariamento non si poteva certo risolvere una simile crisi, ma oggi la situazione è sostanzialmente migliorata: l’ILVA è un’azienda in via di risanamento ambientale, con interventi tutti definiti, progettati e in parte realizzati e una consistente riduzione dei suoi impatti sull’ambiente, a partire dalla qualità dell’aria”.
Per rendere però l’Ilva un’industria che produce acciaio “pulito” e ad alta innovazione, la scelta strategica, sottolinea il dossier, dovrebbe essere quella di produrre acciaio con ferro pre-ridotto con il gas metano, una tecnologia questa che si sta già sperimentando a Taranto ed è utilizzata in 134 siti nel mondo. E’ più costosa, ma si ripaga con un taglio del 26% del coke utilizzato e con la maggiore efficienza energetica del processo.