Qualche decennio fa, con il grande sviluppo della chimica nella cosmetica e nella medicina, l'erborista sembrava destinato a diventare una specie in via di estinzione. La professione è stata istituita in Italia nel 1931 con un'apposita legge, anche se le radici affondano nei secoli. Le cose poi sono andate diversamente: non solo questa figura è sopravvissuta, ma oggi il crescente interesse per prodotti e rimedi naturali offre nuove opportunità di lavoro per chi è attratto dalle piante medicinali e dalle loro virtù benefiche.
“L'erborista – spiega Gabriella Cavallo, vice presidente della FEI (Federazione erboristi italiani) – ha competenze specifiche che riguardano tutto ciò che ruota attorno alle piante officinali: dal riconoscimento alla raccolta spontanea, fino alla coltivazione, trasformazione, manipolazione, preparazione di miscelazioni di piante officinali e derivati anche personalizzati, consulenza sulle piante officinali ed il loro corretto uso erboristico, vendita”. Oggi l'Italia è l'unica in Europa ad avere un titolo di laurea statale in Scienze e tecniche erboristiche, obbligatorio per chi sceglie questa professione, con 12 corsi attivi in diversi atenei della penisola: “In Gran Bretagna è previsto il requisito dell'istruzione universitaria, ma lì gli atenei sono privati e la figura dell'herbal practitioner include la competenza nella diagnosi e terapia, che lì non sono riservate alla figura del medico come in Italia”.
Mentre il mercato apre nuove prospettive - “l'erborista può svolgere anche il controllo qualità in aziende di produzione di prodotti vegetali ed integratori alimentari e cosmetici vegetali” - il lavoro da fare rimane sulla normativa. “Nel 1998 con la liberalizzazione delle licenze commerciali si è data la possibilità anche a chi non è erborista di aprire un negozio di erboristeria: il risultato è che il consumatore dall'insegna non capisce se dentro il negozio troverà un professionista con competenze specifiche ed il titolo legale previsto per esercitare la professione di erborista oppure un semplice commerciante di prodotti confezionati”, continua Gabriella Cavallo. Per tutelare la categoria, la FEI ha aperto un albo a iscrizione gratuita. L'ultima battaglia, ancora in corso, è quella contro l'abolizione della legge del 1931. “Abbiamo lanciato la petizione on line #salvalerborista, perché la gestione delle piante officinali non sia lasciata completamente al mercato e il patrimonio di conoscenze erboristiche venga tutelato a garanzia in primo luogo per il cittadino che intende avvalersi delle piante officinali per la propria salute”.