La battaglia contro l’invecchiamento cerebrale parte anche dalla tavola. A suggerire la via alimentare insieme ad altre forme alternative di intervento contro il decadimento cognitivo è il gruppo di ricercatori che con i loro studi hanno dimostrato l’esistenza di un legame diretto tra alterazione nel metabolismo del rame e sviluppo della malattia di Alzheimer, riuniti in occasione del Congresso internazionale “Approccio non convenzionale alla malattia di Alzheimer: dalla ricerca alla cura” promosso dall’Istituto di Neurologia del Policlinico Agostino Gemelli di Roma e dall’Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina.
Tra i vari studi, quello condotto su circa 4 mila persone a Chicago (Rush University Medical Center), che ha messo in relazione una dieta a più alto contenuto di rame e grassi saturi e tans-insaturi con la progressione del declino cognitivo, paragonabile a 19 anni addizionali di invecchiamento. Stime del 2010 riportano che sono circa 30 milioni nel mondo le persone colpite da questa malattia e circa un terzo dei casi può essere attribuito a fattori di rischio modificabili (come inattività fisica, fumo, ipertensione, obesità nella mezza età, diabete): ritardare l’insorgenza della malattia di un anno ridurrebbe dell’11% i casi di Alzheimer sopra i 60 anni nel 2015 (Lancet Neurology, 2014). Tra le indicazioni alimentari e gli stili di vita, soprattutto nei soggetti anziani, è consigliato osservare una dieta ricca di verdure e frutta fresca, introdurre una dose adeguata quotidiana di vitamina E (presente in semi, spinaci ed altri vegetali a foglia larga) e vitamina B12 (efficace anche nella forma di integratore), controllare che le vitamine assunte non contengano né rame né ferro, ridurre i grassi saturi (come quelli contenuti nelle carni rosse). È utile inoltre fare almeno due ore di sport a settimana.
L’Alzheimer colpisce oggi 30 milioni di persone nel mondo, di cui circa 600 mila solo in Italia. Obiettivo degli studi più recenti nel campo della riabilitazione cognitiva è quello di intervenire con nuove tecniche “non-invasive” di stimolazione magnetica transcranica (TMS) abbinate ai trattamenti di riabilitazione delle facoltà cerebrali, per migliorarne le funzioni e aumentare l’autonomia nel vivere quotidiano.