È sinonimo di vita e di energia, ma rappresenta anche una componente essenziale del progresso. Le Nazioni Unite hanno decretato il 2015 Anno internazionale della luce, con l’obiettivo di “far crescere la consapevolezza di come le tecnologie basate sulla luce promuovano lo sviluppo sostenibile e forniscano soluzioni per affrontare le sfide globali del futuro in campo energetico, educativo, agricolo e sanitario”.
Sfide che richiederanno prima di tutto lo sfruttamento delle grandi potenzialità dei raggi del sole. Sono numerose le tecnologie solo prototipate, o da poco entrate in produzione, che funzionano grazie alla luce del sole e che potrebbero migliorare molto le condizioni di vita delle persone, soprattutto nei villaggi del sud del mondo. La start up veneta Solwa, per esempio, ha inventato una piccola serra in grado di potabilizzare l’acqua attraverso la luce solare. Economica e di facile manutenzione, è stata riconosciuta dalle Nazioni Unite tra come una delle "Innovazioni per lo Sviluppo dell'Umanità". La giovane azienda romana Solenica, invece, ha reso gli eliostati accessibili a tutti: sono specchi capaci di riflettere la luce solare e convogliarla in un punto, per utilizzarla il più possibile nell’illuminazione esterna e interna. WakaWaka, start up olandese nata in occasione dei mondiali in Sudafrica, ha creato lampade e caricabatterie solari, per portare l’energia in tutti quei luoghi disconnessi dalla rete elettrica.
Se le innovazioni avranno un ruolo cruciale per un accesso universale e sostenibile alla luce, servirà anche più attenzione per evitare gli sprechi di luce solare e usare correttamente l’illuminazione artificiale, che rappresenta quasi il 20% dei consumi elettrici mondiali secondo l’Agenzia internazionale dell’energia. “Lo sviluppo futuro della società sia nei Paesi ricchi che nelle economie emergenti in tutto il mondo è intimamente legato alla capacità di illuminare in modo efficace le nostre città, case, scuole e aree di divertimento. La luce offre sicurezza, accesso all’educazione, potenzia l’architettura e migliora la qualità della vita”, spiegano dall’Onu. Allo stesso tempo, però, “mentre le città di tutto il mondo si espandono, diventa essenziale utilizzare soluzioni di illuminotecnica nuove e innovative che migliorino l’efficienza energetica in termini di costi e controllo, e che possano essere adattate ai bisogni locali”.
Solo in Italia secondo i dati dell’associazione Cielo Buio, che da anni si batte contro il proliferare eccessivo dell’illuminazione artificiale, il consumo pro capite per la luce pubblica è il doppio della Germania. “L’illuminazione stradale costa circa 2 miliardi di euro e grava prevalentemente sulle finanze dei Comuni”, aveva avvisato il commissario alla spending review Carlo Cottarelli pochi mesi prima delle dimissioni, pensando a una riproposizione dell’operazione Cieli bui bocciata nel 2012 alla Camera dalle commissioni Ambiente e Bilancio. Ridurre la luce artificiale non porterebbe però solo risparmi economici – nel 2012 si parlava di 500 milioni di euro – ma anche benefici ambientali, alleviando i pesanti effetti ecologici causati dalla luce non naturale. “Si considerino i fenomeni di dirottamento e collisione di stormi di uccelli in migrazione contro fari e alti edifici illuminati, in alcuni casi responsabili della perdita di migliaia di esemplari in una sola notte, o, ancora, gli effetti sulla riproduzione delle tartarughe marine, i cui piccoli, dopo la schiusa, anziché dirigersi verso il mare come hanno fatto per milioni di anni, guidati dal debole chiarore dovuto alla riflessione del cielo notturno, vengono fatalmente tratti in inganno dalla soverchiante luce degli insediamenti umani costieri”, spiega un dossier dell’associazione Cielo Buio, che continua: “L’aspetto opposto, la repulsione dalle fonti luminose, è meno evidente, ma non per questo meno grave: molti vertebrati e invertebrati percepiscono le luci come barriere, che riducono l’ambiente a loro disposizione e ne limitano le possibilità di spostamento; per molte specie ciò equivale a un aggravamento delle condizioni di frammentazione ambientale che ne minacciano la sopravvivenza”.