Approvata l’autonomia decisionale degli stati membri in fatto di OGM. Il 13 gennaio, al Parlamento europeo, è stato messo al voto il testo di legge che, mediante una modifica alla Direttiva 18 del 2001, definisce in modo organico la procedura per l’autorizzazione in Europa di coltivazioni OGM, conferendo agli Stati membri la possibilità di limitare o abolire tali coltivazioni sul proprio territorio. Con 480 voti a favore (159 sono stati quelli contrari e 58 le astensioni), la legislazione entrerà in vigore in primavera e, come ha dichiarato la relatrice Frédérique Ries (ALDE, BE): "...garantirà una maggiore flessibilità per gli Stati membri che desiderano limitare la coltivazione di OGM sul loro territorio. Servirà, inoltre, da indicatore per un dibattito che è tutt'altro che terminato tra posizioni pro e anti-OGM... Per quanto riguarda i passi successivi, ripongo la mia fiducia nell'impegno formale del Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker per rafforzare il processo democratico sugli OGM in Europa e garantire che la ricerca sia realmente indipendente". Nella nota del Parlamento Ue si legge che ad oggi il mais MON810 è attualmente l'unica coltura GM autorizzata e coltivata nell'UE (soprattutto in Spagna), mentre la patata "Amflora" GM, dopo un'iniziale via libera della Commissione europea, è stata vietata dal Tribunale dell'UE nel 2013.
Inoltre, l'accordo siglato prevede che gli Stati membri garantiscano che le colture OGM non contaminino altri prodotti soprattutto nelle aree transfrontaliere. Contrastanti, ovviamente, i pareri sull'esito di un dibattito che si protrae da circa 5 anni! Se il nostro ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, parla di "grande risultato per l'Italia" che dà anche una "risposta a chi parla di Semestre improduttivo”, il presidente di Slow Food Italia, Gaetano Pascale, evidenzia che: "A un'attenta analisi emergono alcune debolezze che suscitano dubbi... il testo è troppo vago in merito alle motivazioni ambientali che uno Stato potrebbe invocare per motivare la propria decisione lasciando, così, spazio a contestazioni in sede di Corte di Giustizia da parte dell'agroindustria, pur essendo menzionate le ragioni socio-economiche".
Ricordiamo che la valutazione dell’inquinamento ambientale provocato dalla coltivazione di organismi transgenici – seppur venga scientificamente documentato – è di competenza unica dell’Efsa la quale, però, non prende necessariamente in considerazione l’impatto ambientale a livello delle singole nazioni. Ed ancora "la proibizione o limitazione della coltivazione di OGM sul territorio di uno Stato non può in alcun modo limitare la circolazione di tale OGM sul territorio del paese autore della proibizione". "Esprimiamo, inoltre, il timore - conclude Gaetano Pascale - che il reiterato divieto a porre ostacoli alla libera circolazione di materie prime, mangimi o cibi OGM autorizzati nell'UE, contenuto nel testo in approvazione, possa essere utilizzato per sostenere che l'etichettatura obbligatoria costituisca detto ostacolo, mentre essa rappresenta l'elementare, necessario supporto della libertà di scelta di ogni cittadino". Al di là degli obblighi attualmente in vigore (seppur continuano ad essere esclusi dall’obbligo di etichettatura quei prodotti in cui gli OGM siano presenti in proporzione non superiore allo 0,9%, purché tale presenza sia accidentale o tecnicamente inevitabile), detta questione sarà sempre più focus di dibattito in uno scenario in cui alcuni Stati vieteranno la coltivazione di organismi transgenici mentre altri l’approveranno e, soprattutto, in cui gli Ogm, come prodotto o come ingrediente di prodotto, continueranno (crescendo percentualmente!) a circolare liberamente.
In conclusione, anche se sul fronte legislativo un passo è stato compiuto, non solo non si può parlare di vittoria o perdita per i fronti "pro" e "contro" OGM, ma è indubbio che ci sia ancora tanto da fare per tutelare gli interessi dei cittadini e dell'ambiente.