Nell’immaginario collettivo alla parola lupo si associa l’aggettivo cattivo. Colpa di rapporti conflittuali di questo carnivoro con l’uomo quando l’Italia e l’Europa erano prettamente agricole. Ma i tempi cambiano e il lupo, animale da cacciare è diventato animale da proteggere, tanto che fino a più di 40 fa minacciato d'estinzione, sta ormai risalendo la china dell'incremento demografico passando dai 100 esemplari presenti in Italia negli anni ‘70 agli oltre 1.200 esemplari di oggi. “Già negli anni ’70 –ricorda Fabrizio Bulgarini, Responsabile Area biodiversità WWF - un WWF visionario lanciò l’Operazione San Francesco per riqualificare l’immagine del lupo e salvare una specie ad un passo dall'estinzione. Poi venne la modifica della legge sulla caccia, nel 1977 e poi nel 1992, che elevò il lupo e gli altri carnivori al rango di specie protetta”.
Oggi poi le popolazioni di lupi sono in aumento in tutta Europa, in particolare in Germania, Spagna, Scandinavia, Balcani e Europa dell’est. Ma in questa storia di successo non tutto va sempre bene come fanno pensare i numeri. I danni al bestiame domestico, sempre possibili, la crisi economica che rende sempre più difficile la possibilità di intervento e il bracconaggio mettono ancora a rischio il lupo (basti pensare ai lupi decapitati e uccisi in Maremma la scorsa estate). Dalle ultime ricerche emerge, infatti, che un 15-20% della popolazione stimata, è vittima ogni anno del bracconaggio e se consideriamo una popolazione di 1.200 esemplari in tutta Italia si tratta di un circa 180/240 lupi che potenzialmente ogni anno vengono illegalmente uccisi.
Proprio per evitare questa strage, il WWF ha lanciato una campagna contro i crimini di natura, proponendo una modifica delle norme con inasprimento delle pene e sanzioni per chi uccide una specie particolarmente protetta della a fauna selvatica italiana. La campagna naturalmente riguarda anche altri animali minacciati. In particolare l’orso bruno marsicano che continua a sopravvivere tra mille difficoltà nell’Appennino centrale con 60 esemplari, ed altrettantie sulle Alpi (erano rimasti in due nel 1988), dopo il successo della reintroduzione con orsi sloveni.