A quattro anni dall’esplosione della centrale nucleare Daiichi a Fukushima, in Giappone, cresce la paura nella popolazione per i rischi a lungo termine per la salute ed emerge un dato preoccupante: i bambini di Fukushima sono tra i più obesi del Giappone.
La stampa giapponese scrive sui risultati di un sondaggio svolto dal Ministero dell’Educazione e rivolto ai bambini in età scolastica tra i cinque e i 17 anni. Secondo questa ricerca il 15,07% dei bambini di età di nove anni provenienti da Fukushima pesa il 20% in più rispetto al suo peso ideale – un livello questo per il quale il bambino è già considerato clinicamente obeso.
Un dato molto più alto della media nazionale che si aggira, invece, intorno all’8% e in ogni caso il più alto di tutto il Giappone. Anche per quanto riguarda i bambini di Fukushima di sei, sette, 11, 12, e 13 anni i risultati non sono stati da meno.
“La paura per gli effetti nocivi delle radiazioni ha spinto molte famiglie a vivere prevalentemente al chiuso e sono molte le scuole della regione – spiega un insegnante-che hanno imposto restrizioni per far giocare i bambini all’aperto. Sono molti i bambini, quindi, che si sono abituati a stare in ambienti chiusi e hanno perso interesse nello svolgere attività fisiche“.
Il disastro nucleare dell’11 marzo 2011 ha obbligato 150.000 abitanti che risiedevano nel raggio di 20 km dalla centrale di Fukushima a lasciare le proprie abitazioni. Questa evacuazione è servita a prevenire l’esposizione a livelli di radiazioni considerati dallo Stato giapponese pericolosi per la salute.
Un altro dato preoccupa oggi la popolazione della zona dell’incidente nucleare: l’ incremento dell’incidenza di tumori alla tiroide tra i bambini che vivevano vicino alla centrale di Fukushima al tempo del disastro. La scorsa estate a più di 100 persone che nel 2011 avevano meno di 18 anni è stato diagnosticato il tumore alla tiroide e ora sono 370.000 i bambini ed adolescenti del distretto di Fukushima che vengono monitorati regolarmente dal sistema sanitario nazionale.
Le autorità sanitarie giapponesi escludono pero per ora un nesso tra gli elevati casi di tumori e il disastro di Fukushima. Basandosi sull’esperienza di Chernobyl affermano che i casi di tumori alla tiroide non emersero prima di tre- quattro anni dal disastro. Inoltre si giustificano affermando che dati così alti negli abitanti di Fukushima sono dovuti all’uso di apparecchi ipersensibili, che riescono a scovare anche le più piccole lesioni, cosa che non viene invece effettuata nel resto del paese.
Il tumore alla tiroide in genere si manifesta in uno o due adolescenti su un milione, dato questo molto più basso di quanto, si osserva oggi a Fukushima.