Per Tata Urz, nonno orso, come lo chiamano i vecchi pastori delle montagne abruzzesi, la vita non è stata facile e continua a presentare molti rischi. Fucili e potenti tagliole lo hanno perseguitati fino all’inizio del ‘900, quando venne protetto con l’istituzione del Parco d’Abruzzo ed escluso dagli elenchi delle specie cosiddette nocive. Ma la popolazione si è andata sempre più assottigliando con la presa di possesso dell’uomo per fini turistici ed economici del suo territorio, tanto che la IUCN - International Union for Conservation of Nature, ha finito per dichiarare la popolazione ad alto rischio di estinzione. Ed è stato allora che la coevoluzione uomo-orso e l’azione di tutela posta in essere nell’area protetta dalla Forestale hanno fatto la differenza per provare ad assicurare un futuro alla specie, ridotta ormai a circa 50 esemplari. Questa storia dell’orso marsicano, una sottospecie molo più fragile dell’orso bruno, è illustrata in un docufilm realizzato dal Corpo forestale dello Stato e dall’Agenzia di Stampa Adnkronos dal titolo “Uomini e Orsi”. Per dare maggiore incisività al filmato è stata impiegata una forma propria delle realtà cinematografiche. La troupe che ha realizzato le riprese e il personale che ha messo a punto il prodotto finale provengono dall’ambiente cinematografico, con strumenti e metodi propri del mondo del grande schermo. Così i fatti, le notizie, le storie si trasmettono attraverso non soltanto la correttezza e l’obiettività dell’esposizione, ma anche attraverso le emozioni che la forza delle immagini può suscitare. Oggi in molte parti del Parco Nazionale d’ Abruzzo, grazie all’ azione di sensibilizzazione fatta dal CFS, si è arrivati ad una grande tolleranza verso l’’orso, anche quando, come spesso accade, entra in paese per mangiare polli, mele o insalata e proprio Scanno, nel cuore del Parco, è un esempio di questa grande amicizia verso Tata Urz. L’ orso bruno marsicano e’ concentrato nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, e nelle aree limitrofe fino ai monti Simbruini, al Sirente-Velino, ed alla Majella. In queste aree negli ultimi anni il piccolo nucleo presente ha consolidato la sua presenza fino alla riproduzione di una femmina che nell’estate 2014 è stata vista in compagnia di due cuccioli, evento mai registrato prima lontano dall’area del Parco Nazionale. Ma nonostante queste segnali positivi, l’espansione dell’orso resta limitata. Nell’Appennino centrale, gli spazi potenzialmente idonei per la specie sono tantissimi, ma non sempre accessibili o mal collegati con la popolazione dell’area del Parco Nazionale,