A molti sembrerà – non a torto – la scoperta dell’acqua calda. A maggio, a Ginevra, durante la 68° Assemblea mondiale della sanità i Paesi membri dell’Oms approveranno la prima risoluzione su inquinamento atmosferico e salute. Che la cattiva qualità dell’aria abbia un impatto negativo sul nostro benessere è noto, e i dati lo dimostrano in maniera inequivocabile: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno 4,3 milioni di persone nel mondo muoiono a causa dell’inquinamento indoor e 3,7 milioni per dell’inquinamento atmosferico esterno. In tutto fanno 8 milioni di decessi, su un totale di 53: circa un decesso su 7 è provocato da ciò che respiriamo. Non solo: l’esposizione all’inquinamento atmosferico è uno dei principali fattori di rischio alla base di patologie croniche, tra cui le malattie cardiovascolari e il cancro al polmone.
A Ginevra, i 193 stati dell’Oms non potranno fare altro che prendere atto dell’emergenza e impegnarsi – almeno sulla carta – per ridurre gli inquinanti e il loro impatto sulla salute. Un documento del comitato esecutivo dell’Oms fa riferimento per esempio a politiche di promozione delle energie sostenibili e una maggiore responsabilizzazione delle città, che con le loro scelte possono influire molto sulla concentrazione di inquinanti atmosferici nelle aree urbane. Ma la risoluzione avrà anche un significato politico: l’Organizzazione mondiale della sanità ha infatti deciso di puntare proprio sul tema della qualità dell’aria in vista della Conferenza delle parti sul clima di Parigi, in programma il prossimo dicembre. Le misure per combattere i cambiamenti climatici, è l’idea che vuole far passare l’Oms, saranno allo stesso tempo anche interventi per la salute pubblica.
In quest’ottica, Ginevra vuole anche richiamare i medici di tutto il mondo alle proprie responsabilità di “sentinelle” della salute dei cittadini. Intervistato dalla piattaforma di notizie Thomson Reuters, il coordinatore del dipartimento Salute pubblica e ambiente dell’Oms Carlos Dora ha spiegato che i medici devono essere preparati ad affrontare le sfide del futuro legate ai cambiamenti climatici. Per un numero crescente di dottori, soprattutto nei Paesi industrializzati, i due temi sono collegati tra loro. Un sondaggio condotto dalla George Mason University tra i membri dell’American Thoracic Society, per esempio, ha rivelato una sensibilità abbastanza alta verso l’argomento: il 77% dei medici – tutti impegnati nella cura di malattie respiratorie – ha detto di aver osservato un aumento di casi di malattie croniche legate all’inquinamento dell’aria e il 65% ha dichiarato di credere che i cambiamenti climatici siano direttamente rilevanti nella cura dei pazienti. Molto rimane ancora da fare in Paesi come l’India e o la Cina, dove l’impegno dei sanitari dovrebbe aumentare. E questo è proprio uno degli obiettivi a cui l’Oms punta con la risoluzione che sarà approvata a Ginevra.