La coltivazione della canapa, abbandonata negli ultimi 50 anni, può oggi dare il via a nuove occasioni imprenditoriali in chiave green. Perfettamente bio-compatibile, visto che la sua coltivazione non richiede pesticidi e altri fertilizzanti (ma è essa stessa a lasciare il terreno più fertile di come l’ha trovato!) si può tramutare in calce, in bio-mattoni, carta, tessuti, alimenti vari, prodotti per la cura del corpo, bevande energetiche e molto altro ancora. Questo il tema del convegno, che ha visto una grande partecipazione di pubblico, “Canapa: la nuova star della green economy. Memoria, conoscenza, e opportunità della canapa sativa”, organizzato dal Comitato per la Promozione Imprenditoria Femminile della CCIAA di Viterbo. Fra i molti intervenuti: Francesco Monzillo (segretario CCIAA) ha parlato di “Canapa e territorio”; Marco Mai di Assocanapa Lazio ha relazionato su “La canapa nel Lazio e il progetto Canapa-Cerveteri”; Rachele Invernizzi (titolare della SouthHemp Tecno srl, società del Salento proprietaria del secondo impianto italiano di prima trasformazione delle paglie di canapa) ha trattato “La filiera della canapa nel sud Italia"; Barbara De Dominicis, di Tessuti Antichi Onlus, ha parlato de “Le antiche radici di una fibra riscoperta” e varie autorità locali e non fra cui l’on. Alessandra Terrosi, relatrice in Commissione Agricoltura della Camera del Disegno di Legge sulla canapa.
Ha moderato Serenella Papalini (presidente Comitato per la Promozione dell’Imprenditoria femminile) che ha osservato: “In un tempo in cui spesso è indispensabile inventarsi un lavoro ed esplorare nuove opportunità, la canapicoltura, che da sempre è associata al mondo femminile, rappresenta un esempio di prodotto abbandonato negli ultimi 50 anni, ma che oggi può costituire una valida e redditizia occasione per nuove attività imprenditoriali... abbiamo voluto organizzare un incontro per capire le reali potenzialità che derivano dalla produzione e trasformazione della canapa e fare il punto sulla realtà nazionale, regionale e locale al fine di gettare le basi per un progetto di sviluppo della canapa sativa nel territorio e, visto il numero di presenze, dare un segnale importante per l’avanzamento delle leggi in materia”. “Nelle imprenditrici - ha continuato Luigia Melaragni, vicepresidente CCIAA Viterbo- c’è voglia di sfide e certamente sapranno cogliere gli stimoli offerti da questa iniziativa che si pone nel segno della green economy, ovvero di un modello ecosostenibile, che rispetta le vocazioni produttive, la cultura, la qualità dell’ambiente, il paesaggio, la bellezza del territorio quali punti di forza per una crescita duratura”. A seguire Marco Mai: “Nel Lazio la superficie coltivata a canapa è di soli 10 ettari e si tratta soprattutto di colture sperimentali... Stiamo realizzando il progetto Canapa-Cerveteri allo scopo di rilanciare la canapicoltura, la trasformazione e lo sviluppo di nuove filiere locali. Il limite rimane nell’assenza nel Lazio di un centro di prima trasformazione”. Su questo è intervenuta Rachele Invernizzi, che dopo aver illustrato tutte le fasi produttive, peraltro simili a quelle del grano, ha sottolineato che: "La canapa è più delicata, viene alta quasi 4 metri e presenta alcune difficoltà nei processi produttivi... Bisogna procedere con calma: prima si individuiamo le zone adatte e poi si va in sviluppo con i naturali tempi richiesti da questa coltura... Il miglior modo di fare reddito con la canapa è di poterla conferire entro un raggio di 60-80 km dal campo di coltivazione". La canapa serve a produrre praticamente qualunque cosa ed è una pianta definita dagli addetti ai lavori una sorta di "maiale della botanica", visto che non si butta via nulla!