È un po’ come cambiare il finale già scritto di una storia, invertire la rotta di oggetti che sembravano destinati allo smaltimento. Secondo un’indagine realizzata da Doxa per Subito.it, “il 44% degli Italiani sceglie l’usato per passione, unicità, eco-sostenibilità e risparmio”. Un’economia nascosta di cui è ancora difficile stimare il valore: secondo la Rete Onu (Operatori nazionali usato), il valore del riutilizzo sta tra i 2 e i 3 miliardi di euro, cifra che però non comprende il giro d’affari generato in questo settore dal web, in crescita.
Il caso di Mercatino, che conta 200 punti vendita di oggetti usati, può servire a capire i vantaggi del recupero. Secondo uno studio effettuato dalla società con il centro di ricerca Occhio del riciclone, il network ha garantito una seconda vita, solo nel 2014, a 9 milioni e mezzo di oggetti, pari a quasi 24 mila tonnellate di materiali recuperati. Grazie al riuso state evitate oltre 107 mila tonnellate di CO2 equivalente e si sono risparmiate risorse non rinnovabili pari a quasi 1,6 miliardi di megajoule di energia primaria. Nel 2013, con la compravendita di beni di seconda mano nei negozi affiliati, sono tornati nelle tasche degli italiani 38 milioni di euro. "Se si considera che i negozi del network sono 200 e l’universo dei punti vendita conto terzi è stimato tra i 2000 e i 3000 negozi - spiega un report di Occhio del riciclone – non c’è bisogno di grandi calcoli o ragionamenti per immaginare le dimensioni del fenomeno", sia dal punto di vista economico, sia da quello ambientale. Si calcola che almeno 50 mila persone lavorino in Italia in cooperative, negozi specializzati, mercatini dell’usato.
E poi c’è il web, che nell’ambito dell’acquisto e scambio di beni di seconda mano sta mostrando tutto il suo potenziale. Sempre secondo Doxa, nel mercato dell’usato “il 30% di chi compra/vende lo fa online, prediligendo l’acquisto di beni usati nelle categorie Casa&Persona (28%) ed Elettronica (32%)”. Un piccolo caso di successo è L’Armadio Verde, la prima piattaforma italiana per lo scambio di vestiti per bambini da 0 a 10 anni. “Nella fase di test, tra il 2013 e il 2014 – spiegano i fondatori dell’azienda - sono stati attivati già 25.000 scambi, con oltre 1.500 mamme swapper, tra i 25 e i 45 anni. Tanto che l’azienda è stata capitalizzata da iStarter”, un acceleratore per giovani imprese con idee di successo.
Dell’importanza del riuso si stanno accorgendo anche gli amministratori locali, che sempre più si devono confrontare con gli obiettivi europei e i costi legati alla gestione dei rifiuti. A Capannori, la prima città italiana ad aver adottato la strategia Rifiuti Zero, è attivo dal 2011 un centro del riuso in cui portare oggetti inutilizzati, che vengono distribuiti alle fasce più deboli della popolazione. Attraverso il progetto europeo Prisca, altri due centri stanno prendendo il via a Vicenza e San Benedetto del Tronto. Iniziative che si stima possano riuscire a invertire la rotta verso lo smaltimento di una quota che va dal 5% al 10% dei rifiuti urbani. E i benefici sono anche economici: Microsoft, per esempio, ha calcolato che mille tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici generano un solo posto di lavoro se smaltiti, 15 posti se riciclati e addirittura 200 se recuperati.