Comincia il conto alla rovescia per conoscere la mappa dei siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito nazionale per i rifiuti nucleari italiani. La Sogin, la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, trasmette infatti oggi ad Ispra gli ultimi approfondimenti sui siti che rispettano tutti i requisiti di sicurezza individuati nel maggio dello scorso anno dalla stessa Ispra (sono escluse lagune, zone protette, miniere, dighe, poligoni di tiro e tutte le aree con una delle seguenti caratteristiche: sismiche; soggette a frane o ad alluvioni; sopra i 700 metri di quota, sotto i 20 metri di quota; a meno di 5 chilometri dal mare; a meno di un chilometro da ferrovie o strade di grande importanza; vicino alle aree urbane; accanto ai fiumi). La mappa ha individuato alcune decine di località dislocate su tutto il territorio nazionale. Questa “mappa”, predisposta da Sogin, dovrà poi passare al vaglio, oltre che di Ispra, anche dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente che, dopo aver esaminato tutto il voluminoso “dossier” potranno dare il via libera per renderla pubblica. La scelta definitiva del sito tuttavia non sarà immediata. Dopo la pubblicazione dei siti, prenderà il via un dibattito pubblico, nel segno della massima trasparenza e del coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, per evitare che si verifichi un altro caso Scanzano Ionico, dove proprio a causa di un mancato coinvolgimento dei cittadini e delle comunità locali ed ad una comunicazione poco trasparente, nel 2003 il Governo fu costretto a fare marcia indietro sulla costruzione di un deposito, in questo caso geologico. Ci sarà poi un seminario nazionale in autunno per lo scambio di osservazioni, un nuovo screening dei siti per arrivare a concludere l’iter nella primavera 2016. Il deposito dovrà essere costruito all'interno di un Parco tecnologico (che prevede un centro di ricerca, aperto a collaborazioni internazionali, per attività nel campo del decommissioning, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile in accordo con il territorio interessato). L’ investimento stimato è di 1,5 miliardi di euro, con circa 1.500 occupati l'anno per quattro anni e 700 posti di lavoro definitivi per la gestione del sito. Il deposito italiano dovrà accogliere definitivamente circa 75mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e temporaneamente 15mila ad alta intensità, oggi sparsi in tutta Italia. Certamente la scelta definitiva del sito non sarà facile. In Italia la parola nucleare desta ancora paura, preoccupazione e sospetti. Basti pensare che a fine anni ’90 alcune parole male interpretate sul deposito nucleare dell’allora ministro dell’industria, Pierluigi Bersani, misero addirittura in difficoltà il governo del tempo.