L'energia prodotta dalle onde del mare è una risorsa poco sfruttata che potrebbe svolgere un ruolo importante nel nostro futuro energetico. In Europa nel 2013 ha contribuito solo dello 0,05% del totale dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili, eppure è più prevedibile di quella di altre fonti come l'eolico e il solare. Anche se diversi progetti pilota sono stati realizzati in tutto il mondo, e alcuni di loro sono collegati alla rete, la sostenibilità economica è ancora incerta. Ma l’Enea sembra aver superato questo scoglio economico, ha presentato, infatti, una nuova tecnologia low cost e smart per produrre energia dalle onde del mare che potrebbe essere utilizzata per “rifornire” di elettricità le numerose piccole isole italiane che attualmente fanno ricorso alle costose ed inquinanti centrali a gasolio. Si tratta del dispositivo PEWEC (Pendulum Wave Energy Converter), pensato proprio per le coste italiane, dove le onde sono di piccola altezza e alta frequenza. Consiste in un sistema galleggiante molto simile a una zattera da posizionare in mare aperto, in grado di produrre energia elettrica sfruttando l’oscillazione dello scafo per effetto delle onde. Il prototipo presentato, in scala 1:12, pesa 3 tonnellate, misura 3m x 2m x 2m di altezza ed è frutto della collaborazione con il Politecnico di Torino, nell’ambito dell’Accordo di programma tra Ministero dello Sviluppo Economico.. L’Enea e il Politecnico di Torino sono già al lavoro per la progettazione del dispositivo in scala 1:1, con una potenza nominale di 400 kW. “Una decina di questi dispositivi – ha affermato Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio ENEA di modellistica climatica e impatti - possono produrre energia elettrica per un paese di 3.000 abitanti, contribuendo in modo significativo anche a contrastare i fenomeni di erosione attraverso la riduzione dell’energia delle onde che si infrangono sulla costa, senza impattare in maniera significativa su flora e fauna marine”. Lo sfruttamento dell’energia dalle onde presenta diversi vantaggi anche rispetto all’eolico e al fotovoltaico: un basso impatto ambientale e visivo, una minore variabilità oraria e giornaliera e una variazione stagionale favorevole, visto che il potenziale dell’energia dalle onde è più alto in inverno quando i consumi energetici sono massimi. In Italia Il Piano d’ azione nazionale per le energie rinnovabili prevede per il 2020 di installare una potenza di 3MW di questo tipo di impianti. Ma sfruttare l’energia del mare significa conoscere in modo dettagliato la velocità delle correnti, l’altezza delle onde e l’intensità delle maree: per questo l’Enea ha realizzato “L’Atlante del clima ondoso del Mediterraneo”, la prima mappa capace di individuare in modo accurato le zone più interessanti per lo sfruttamento energetico delle onde ed inoltre ha realizzato un nuovo sistema operativo per la previsione del moto ondoso fino a cinque giorni, in grado di stimare l’energia da immettere nella rete elettrica con un dettaglio spaziale di poche centinaia di metri.. “Con i suoi 8.000 km di coste – ha concluso Sannino – l’Italia possiede un importante potenziale di energia associata al moto ondoso, paragonabile a quello presente sulle coste orientali del Mare del Nord. La costa occidentale della Sardegna, ad esempio, ha un valore medio annuo del flusso di energia di circa 13 kW/metro, mentre quello del nord-ovest della Sicilia si aggira intorno ai 10 kW/metro”.