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15/07/2015
Con l’estate alle porte, un disturbo molto doloroso si fa più minaccioso per chi ne ha familiarità: la calcolosi renale. I calcoli, infatti, sono tornati ad essere la prima malattia urologica trattata dagli specialisti negli ospedali italiani, e in estate, con la maggiore disidratazione, la patologia si presenta con maggiore facilità. Ogni anno si registrano nel nostro Paese oltre 100.000 nuovi casi e il disturbo colpisce il doppio gli uomini rispetto alle donne, soprattutto dopo i 30 anni. I motivi di questo boom? Dieta troppo ricca di grassi e proteine di origine animale e stili di vita scorretti come grave eccesso di peso e sedentarietà. E’ quanto emerge dal 22° Congresso Nazionale dell’Associazione Urologi Italiani (AURO) che si è svolto a Bologna. 
“La calcolosi renale è quella che più di tutte è tornata prepotentemente alla ribalta negli ultimi anni. Come numero di nuovi casi da affrontare ha ormai superato i tumori del tratto urinario e l’ipertrofia prostatica benigna - afferma il professor Pierpaolo Graziotti, Presidente Auro - Si manifesta attraverso sensazione di bruciore durante la minzione, tracce di sangue nelle urine e fortissimo dolore, soprattutto quando, l’organismo cerca di espellere il calcolo. E’ perciò un disturbo invalidante che può inoltre ripresentarsi più volte anche a distanza di molto tempo”. 
In estate dunque bisogna stare molto attenti ad assumere una giusta quantità di liquidi, in quanto, come spiega il dottor Massimo Perachino Direttore dell’Urologia dell’Ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato: "Un’alimentazione scorretta favorisce la formazione di aggregazioni di minerali e quindi dei tipici “sassolini” che contraddistinguono la malattia”. In ambito urologico gli ultimi anni si sono contraddistinti per l’introduzione di nuove strumentazioni tecnologiche sempre meno invasive. Grazie alla RIRS o Retrograde Intrarenal Surgery siamo in grado di operare in modo efficace: si tratta di una tecnica endoscopica con la quale è possibile risale dall’uretere fino a dentro il rene. I tempi di convalescenza sono molto rapidi rispetto al passato e a differenza del tradizionale bisturi non provoca ferite chirurgiche. Nel giro di pochi giorni il paziente può tranquillamente tornare alle sue normali abitudini di vita”.

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