Quest’estate, chi sceglierà per le vacanze le acque cristalline dell’isola del Giglio o di Favignana per ricaricare il cellulare o asciugarsi i capelli utilizzerà quasi certamente energia non rinnovabile. Le isole minori, infatti, sono un paradiso di sole e vento, ma queste risorse rimangono inutilizzate e la quasi totalità dell’energia viene da fonti fossili. Eppure, come spiega un rapporto realizzato dalla società Exalto per Greenpeace, questi angoli di natura bellissima in mezzo al Mediterraneo possono trasformarsi “da avamposti di resistenza all’innovazione ad avanguardie della trasformazione del sistema energetico mondiale”.
Oggi in Italia sono 20 le isole non connesse alla rete elettrica. Il fabbisogno energetico viene coperto attraverso generatori diesel. “Una produzione energetica inefficiente, dato che i generatori sono molto vecchi, inquinante, poiché si usa il petrolio per ottenere energia, e anche molto costosa”, si legge nel rapporto promosso da Greenpeace. Non solo: c’è anche il fatto che l’innovazione è disincentivata, attraverso un meccanismo che prevede rimborsi alle utility per le spese di produzione e distribuzione dell’energia. Ogni anno, calcola lo studio, “i cittadini italiani pagano complessivamente oltre 60 milioni di euro in bolletta (componente UC4) per sovvenzionare la produzione energetica di queste isole. A titolo esemplificativo, possiamo dire che il costo di produzione di 1 kw/h sulle isole minori è attualmente pari a oltre 6 volte il corrispettivo sulla terraferma”. A questo si aggiunge la delicatezza dell’ambiente insulare, in cui servirebbe un dialogo tra enti diversi per far convivere pale eoliche e pannelli solari con la tutela del paesaggio.
Allo stesso tempo, dai Caraibi alla Danimarca, passando per la Spagna, ci sono esperienze di isole 100% rinnovabili già in atto o vicine alla meta che si possono prendere a modello. “Ad esempio El Hierro – un’isola appartenente all’arcipelago delle Canarie, che conta 11 mila abitanti – è riuscita a centrare questo obiettivo grazie a un parco eolico da 11,5 MW, abbinato a un sistema di pompaggio da 11,3 MW, e che ora punta a una rapida diffusione della mobilità elettrica. Il sistema, costato 65milioni di dollari, è in grado di soddisfare la domanda elettrica dell’isola, pari a 48 GWh/a”.
In quest’ottica, gli esperti hanno cercato di elaborare degli scenari per un futuro più sostenibile dal punto di vista energetico per le piccole isole italiane. Si è ipotizzato un percorso in tre fasi, che entro il 2040 potrebbe portare le isole minori a non dipendere più dai combustibili fossili.
In particolare, il report si è focalizzato sul futuro di tre bellissime isole siciliane: Pantelleria, Lampedusa e Favignana. Per quest’ultima, per esempio, si stima che l’indipendenza energetica potrebbe arrivare con un investimento complessivo di circa 35 milioni di euro, a carico sia di privati (per esempio per i pannelli solari sui tetti delle case), sia di investitori esterni e della società elettrica (soprattutto per eolico e tecnologie per la produzione di energia dalle onde).
Nella foto: Il parco eolico dell'isola El Hierro, Courtesy of Carlos Teixidor Cadenas/Wikimedia Commons