Tra il 1990 e il 2015, per 2,6 miliardi di persone è migliorato l’accesso all’acqua potabile e 2,1 miliardi in più rispetto a 25 anni fa hanno oggi disponibili dei servizi igienici, ma il 40% della popolazione globale soffre per i problemi legati alla scarsità d’acqua e ci si aspetta che il dato aumenti nei prossimi anni. Rispetto a due decenni e mezzo fa, oggi nel mondo le aree protette terrestri sono quasi raddoppiate, passando dall’8,7% del 1990 al 15,2% del 2014, ma la Red List dell’Iucn mostra come una parte significativa delle specie sia in declino e a crescente rischio di estinzione.
I dati, alcuni positivi, altri molto critici, vengono dal "Millennium Development Goals Report 2015", che pochi mesi fa ha fatto il punto sulla strada percorsa dai governi del pianeta negli ultimi 15 anni per soddisfare gli "Obiettivi di sviluppo del millennio", stabiliti dall’Onu nel 2000 con lo scopo di sconfiggere la povertà estrema. “Gli sforzi per raggiungere la sostenibilità ambientale globale hanno avuto risultati contrastanti negli ultimi 15 anni. Molto lavoro rimane da fare per il periodo post-2015, considerando in particolare le grandi sfide ambientali che il mondo ha di fronte, come i cambiamenti climatici, l’insicurezza idrica e alimentare e i disastri naturali”, ammettono le Nazioni Unite nel documento. Che rivela come il ritmo della deforestazione sia rallentato negli ultimi anni, passando dagli 8,3 milioni di ettari all’anno andati perduti negli anni ’90 a 5,2 milioni nel periodo 2000-2010, a fronte però di un aumento di più del 50% delle emissioni di anidride carbonica tra il 1990 e il 2012.
La strada, l’Onu lo sa bene, è ancora lunga. Poche settimane fa, dopo due anni di trattative, si è raggiunto l’accordo sull’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che contiene 17 nuovi target destinati a sostituire gli Obiettivi del millennio. Nel documento, che sarà approvato al Sustainable Development Summit 2015 in programma a New York dal 25 al 27 settembre, trovano posto, accanto a sicurezza alimentare, accesso all’acqua, uguaglianza di genere, equità e salute, anche molti temi ecologici. Segno che, come già anticipato dalle Nazioni unite nel report citato prima, “la sostenibilità ambientale è un pilastro portante dell’agenda post-2015 e un prerequisito per uno sviluppo socioeconomico durevole e l’eradicazione della povertà”.
Così, tra gli obiettivi per lo sviluppo del mondo da qui al 2030, i 193 Paesi membri hanno concordato di inserire anche “la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienici per tutti”, la costruzione di “infrastrutture resilienti”, “modelli di consumo e sviluppo sostenibili”, “un’azione tempestiva per combattere i cambiamenti climatici e i loro impatti”. E ancora, tra i 17 obiettivi ci sono anche quelli di rendere le città “inclusive, sicure, resilienti e sostenibili”, “conservare e usare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine”, “proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione, e arrestare e invertire la rotta della degradazione delle terre e fermare la perdita di biodiversità”.
Belle parole che da sole non basteranno, ma che rappresentano di per sé una micro buona notizia. Quanto poi i Paesi siano realmente intenzionati a impegnarsi in questa direzione lo si capirà meglio a fine anno a Parigi, l’ultima occasione possibile per raggiungere un accordo sul clima.