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Fukushima rinasce green. La resurrezione ecosostenibile dopo il disastro nucleare
Dall’energia all’agricoltura, la regione che fu teatro del grande disastro nucleare del 2011 punta ora su scelte e soluzioni ecocompatibili. Scopriamole insieme
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15/09/2015

Ci sono nomi di luoghi che portano alla mente scene di morte e desolazione, come, ad esempio, Fukushima: chi di noi ha ancora negli occhi il dramma del terremoto e della centrale nucleare del 2011? Un evento che ha avuto, tra le conseguenze, la chiusura di alcuni impianti nucleari e lo scontro nell’opinione pubblica e fra le forze politiche su tale tipo di produzione. Tutto ciò ha spinto il paese ad affrontare nuove sfide legate alla produzione industriale e agricola facendo ricorso a soluzioni eco-compatibili, sia per dare una svolta green alla regione, sia per rilanciare una economia che ha su di sé ancora l’onta del disastro. Un elenco di soluzioni e cambi di rotta – raccolti e raccontati da Wired – davvero all’avanguardia.

Ricordate lo slogan “no al nucleare, si al solare”? Beh si potrebbe dire che ora nel distretto nipponico esso sia di casa. E’ del 2014 il piano energetico Enerugī kihon keikaku che mira al completo approvvigionamento energetico della zona di Fukushima tramite rinnovabili entro il 2040. Vari sono poi gli esempi imprenditoriali che, anche grazie ad incentivi governativi, stanno facendo rinascere il territorio con un’impronta green: Tomato-land, produce pomodori, mirtilli e fragole grazie a pannelli solari auto-orientabili che producono oltre un MW/h e rendono l’azienda energeticamente autosufficiente. La produzione idroponica evita l’uso di terriccio o il contatto delle radici con il terreno e quindi annulla il rischio di contaminazione radioattiva dei prodotti. Al fine poi di favorire l’impollinazione si è fatto ricorso a api oriunde del Giappone reimportate dal Belgio.

Shirakawa Kizuna Farm trasforma funghi, verdure e frutta in cibi liofilizzati o mousse di altissima qualità per persone anziane. La produzione, interamente eco-sostenibile, adotta il riciclo completo e utilizza impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile che garantiscono l’autosostentamento energetico. Nel Minamisoma Solar Agri Park, invece, Toshiba e Mitsubishi hanno realizzato un impianto di produzione agricola alimentata da energia fotoelettrica: due enormi serre gonfiabili e ben 170 abitazioni possono fruire dell’energia prodotta da oltre due mila pannelli.

Fujitsu, con Aizu-Wakamatsu Akisai Vegetable Plant, riconvertendo un impianto per la produzione di semiconduttori, coltiva lattuga a basso contenuto di potassio - meno di 100mg per un etto di lattuga contro i 490mg usuali - destinata a pazienti in dialisi o affetti da malattie renali croniche. L’impianto si estende per oltre 2000 mq e produce oltre 3500 ceppi di lattuga al giorno che, essendo cresciute in ambiente protetto, durano mediamente più a lungo di quelle coltivate a terra.

Nella prefettura di Miyagi, la GE ha acquistato da Sony un impianto di semiconduttori per destinarlo alla produzione di lattuga e verdure a foglia larga grazie a oltre 17.000 led che contribuiranno a far crescere i vegetali con una velocità  2,5 volte maggiore del normale con un risparmio energetico di circa il 40% e l’eliminazione quasi totale degli scarti (solo 10% delle foglie vengono eliminate, contro il 50% di una produzione usuale). Infine, dosando umidità, temperatura e irrigazione, si consuma solo l’1% dell’acqua necessaria in una coltivazione all’aperto.

Speriamo ora che, per smuovere le coscienze ad una gestione più oculate delle risorse naturali, non sia sempre necessario uno tsunami.

Fonte immagine: 

http://www.pref.fukushima.lg.jp.e.od.hp.transer.com/ 

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