È una miscela di metano e idrogeno ad alimentare l'autobus che ha già percorso 60 mila chilometri per le vie di Bologna. L'MHybus, autobus a idrometano realizzato dall'Enea, in collaborazione con Aster, Sol, Start Romagna e Regione Emilia Romagna, è stato premiato pochi giorni fa dalla Commissione europea con il premio “Best Life Environment 2014”, come miglior iniziativa sul tema “Ambiente e azione per il clima”.
Come ha spiegato Antonino Genovese, responsabile della sperimentazione per l'Enea: “L'addizione di idrogeno (al metano, ndr.) ha favorito il decremento delle emissioni di CO2 per il minor contenuto di carbonio nel combustibile, ed in virtù delle migliori condizioni di combustione che hanno ridotto anche i consumi specifici”. Un esperimento quindi, ma che ha permesso di calcolare e quantificare costi-benefici per quanto riguarda questo tipo di tecnologia.
Anche a Milano, nel 2013, sono arrivati i primi autobus alimentati ad idrogeno. Si tratta di 3 bus che operano sulla linea 84 e che vanno ad aggiungersi ai 4 ibridi arrivati quest'anno. Sempre al Nord Italia, precisamente a Bolzano, il progetto idrogeno pare funzionare, e bene. A pochi passi dall'autostrada del Brennero è stata inaugurata la prima stazione di produzione e rifornimento di idrogeno funzionante con fonti rinnovabili. Qui possono fare rifornimento anche gli utenti privati e i 5 autobus a idrogeno.
Ma non tutti i progetti sono andati a buon fine. L'ultimo in ordine cronologico è quello di Imperia, dove l'amministrazione comunale ha acquistato 5 autobus per 600 mila euro l'uno mai entrati in funzione, in quanto in città manca una stazione di rifornimento. Essendo in parte finanziato con fondi europei, se il progetto non dovesse andare in porto, costerebbe una multa salatissima all'azienda dei trasporti della città.
Lo stesso è accaduto a Trento, in occasione dei Mondiali in Val di Fiemme. I 2 autobus acquistati non sono mai entrati in funzione e non hanno mai potuto fare il pieno nell'unica piazzola, oggi invasa da sterpaglie ed erbacce. Come a Torino, la prima città in Italia ad aver acquistato tre autobus che emettevano solo vapore acqueo come emissioni. Ma dei tre non c'è traccia.
Tra buone pratiche e successi, non sono mancati quindi i grandi sprechi, in particolare di fondi pubblici ed europei, per progetti che troppo spesso si rivelavano una vetrina, piuttosto che dei veri e propri progetti di mobilità sostenibile.