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La “cassaforte” della natura ancora in pericolo in Europa
Lo dice la Commissione nella revisione intermedia della strategia sulla biodiversità, non arrestarne la perdita entro il 2020 costerebbe 50 miliardi di euro l’anno.
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07/10/2015

Più dei tre quarti dei principali habitat naturali nell’UE sono in condizioni insoddisfacenti e molte specie sono a rischio di estinzione. La cassaforte della natura europea non è ancora stata messa in sicurezza, sono stati registrati, è vero, progressi in molti settori, ma è necessario un maggiore impegno da parte degli Stati membri per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020 e tradurre le politiche Ue in azioni concrete. Questo quanto emerge dalla Revisione intermedia della strategia Ue sulla biodiversità compiuta dalla Commissione Europea che ha valutato se l’Europa è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi del 2020.  La capacità della natura di pulire l'aria e l'acqua, impollinare le colture e limitare l’impatto di catastrofi quali le inondazioni è, secondo il documento Ue, tuttora compromessa, con potenziali costi elevati e imprevisti per la società e per l’economia (non raggiungere gli obiettivi posti per il 2020 dalla strategia sulla biodiversità costerebbe, secondo una stima, 50 miliardi di euro l’anno). Non bisogna dimenticare poi che in Europa un posto di lavoro su sei è legato alla natura e il valore dei soli servizi di impollinazione da parte degli insetti si aggira intorno ai 15 miliardi di euro l’anno. Un sondaggio d’opinione a livello europeo, pubblicato in concomitanza con la revisione intermedia della Commissione, conferma, poi, che la maggioranza dei cittadini europei è preoccupata per le conseguenze della perdita di biodiversità ed è consapevole delle ripercussioni negative che questo fenomeno può avere sulla salute e il benessere degli esseri umani, e in ultima analisi anche sul nostro sviluppo a lungo termine (in Italia è molto e abbastanza preoccupata della perdita di biodiversità nazionale l’ 80% dei cittadini).   “Possiamo trarre numerosi insegnamenti da questa relazione –ha affermato il Commissario responsabile per l'Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella - abbiamo compiuto progressi e ci sono esempi validi da seguire, ma resta tanto da fare per colmare le lacune e raggiungere gli obiettivi in materia di biodiversità all'orizzonte 2020. Non c’è motivo di autocompiacersi, perdere biodiversità significa perdere il nostro sistema di sostegno alla vita. Non possiamo permettercelo”. Cosa fare per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020? La Commissione dice che in primo luogo gli Stati membri devono attuare meglio la legislazione UE in materia di protezione della natura e integrare le questioni connesse con biodiversità con altre politiche europee.  La Commissione, inoltre, sta realizzando un check up delle direttive Uccelli e Habitat, al fine di verificare se stiano raggiungendo i loro importanti obiettivi nel modo più efficiente. Secondo le ultime rilevazioni, oltre la metà di tutte le specie di uccelli selvatici valutate risulta preservato, circa il 15% è quasi minacciato, in diminuzione o decimato, mentre il 17% è minacciato. Le tendenze nel breve termine della popolazione delle specie di uccelli indicano che solo il 4% è a rischio, ma in aumento; mentre il 6% è a rischio e stabile e il 20% è a rischio e in diminuzione. Per quanto riguarda gli habitat, lo stato di conservazione e le tendenze degli habitat presentano una situazione peggiore rispetto alle specie. All’interno dell'UE, il 16% degli habitat è stato valutato come soddisfacente, mentre più di tre quarti sono stati giudicati insoddisfacenti e il 30% di questi tre quarti è insoddisfacente-scadente. Per quanto riguarda le tendenze dello stato degli habitat valutato insoddisfacente (il 77% rispetto al totale) il 4% è in miglioramento, il 33% è stabile, il 30% s'incammina verso un ulteriore peggioramento.

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