Camminare per le spiagge o fare snorkeling consente di rendersi immediatamente conto della quantità di rifiuti presenti nei mari e negli oceani. Quel che non tutti sanno, però, è che il nostro biasimo e preoccupazione non devono fermarsi al mero “aspetto estetico” delle nostre coste ma, dobbiamo invece comprendere l’enormità dei danni prodotti da queste tonnellate di rifiuti all’ambiente marino. Le prime vittime sono gli animali che popolano mari ed oceani: scambiando buste, tappi e frammenti di plastica per meduse, plancton e altre specie marine, finiscono per morire soffocati o ingerire sostanze nocive. Troppo spesso questo grave fenomeno - raccontato anche in documentari e libri (chi non ricorda l’Oceano di Plastica di Charles Moore?) – viene sottovalutato e pertanto ancora oggi l’abbandono dei rifiuti e la loro dispersione in acqua è un problema enorme. Richiamare l’attenzione, sensibilizzare ed essere “contagiosi” con le buone pratiche di raccolta e riduzione dei rifiuti diventa quindi prioritario. Come non ricordare le scarpe realizzate con plastica raccolta nell’oceano o l’iniziativa italiana pulisci e corri? Già, ma come fare a convincere i più distratti? Messaggero universale è lei, l’arte, che riesce a travalicare i linguaggi e a colpire le coscienze di chi preferirebbe voltare la testa altrove. Ad unire arte, educazione ambientale ed ecosostenibilità, con lo sguardo puntato all’”oceano di plastica” è il Washed Ashore Project, la cui mission è quella di diffondere e sviluppare tematiche ambientali attraverso le arti. Sotto la guida dell’artista ambientale Angela Haseltine Pozzi, i volontari dei corsi di educazione ambientale realizzano statue utilizzando plastiche recuperate dagli oceani. Pescecani, sirene, tartarughe spiaggiate e meduse sono solo alcune delle meravigliose creature che prendono vita per puntare tentacoli e pinne verso l’oceano ed i mari che stanno lentamente soffocando a causa della plastica. Un messaggio rivolto ai cittadini ma non solo: tra i destinatari della campagna ci sono anche le aziende affinché compiano degli studi sugli imballaggi, riducendoli ove possibile, favorendo materiali riciclabili e l’impegno all’effettivo recupero e riciclo degli stessi.