L'energia eolica potrebbe diventare la maggiore fonte per la produzione di elettricità in Europa entro il 2030. A renderlo noto è l'Agenzia europea per l'energia eolica (Ewea), nel suo ultimo rapporto “Aiming High Rewarding Ambition in Wind Energy”.
Nella pubblicazione si legge che “Con 392 GW installati, l'energia eolica può diventare la più importante fonte di produzione di energia, più di carbone e gas”. L'industria del vento è infatti in continua crescita e nel 2014 ha soddisfatto la domanda di energia elettrica per un 10,2 per cento in tutto il continente.
“L'energia eolica ha un senso economico, ma i politici devono dimostrare maggiore determinazione di quella dimostrate finora”, Giles Dickson, direttore dell'Agenzia. “L'energia eolica è in grado di far crescere l'economia in Europa, stimolando gli investimenti, la creazione di posti di lavoro e riducendo le bollette”.
Crescita delle rinnovabili significa riduzione delle emissioni di CO2, in particolare quelle provenienti dalla produzione di energia elettrica da fonti fossili, come il carbone. Ma secondo il rapporto, per arrivare a questo, è necessario snellire le procedure di autorizzazione nazionali e proporre una legislazione per il buon funzionamento dei mercati dell'energia. Queste misure porterebbero un guadagno netto di 13 miliardi di euro, l'equivalente dei finanziamenti Ue per le infrastrutture dei prossimi 5 anni.
Ancora più ottimistiche sono le proiezioni che si leggono nell'ultimo rapporto di Greenpeace “Energy Revolution 2015 – 100% renewable energy”, che parla di un potenziale 100 per cento di energia da fonti rinnovabili entro la metà di questo secolo. Secondo lo studio dell’organizzazione ambientalista, l’investimento necessario per raggiungere questo obiettivo entro il 2050 sarebbe più che ripagato dai futuri risparmi derivanti dall’abbandono dei combustibili fossili.
Disinvestire dalla fossili per spostarsi sulle rinnovabili, quindi. “I settori del solare e dell’eolico sono ormai sufficientemente maturi per poter competere a livello di costi con l’industria del carbone. Ed è molto probabile che entro il prossimo decennio supereranno quest’ultima anche in termini di occupazione e di energia fornita”, spiega Sven Teske di Greenpeace, primo autore del rapporto. “Ogni ulteriore euro investito da governi e aziende in nuovi progetti legati alle fonti fossili è un investimento ad alto rischio, che potrebbe comportare perdite economiche”. Mutamento che è già in atto del resto.