Per l’associazione Birdlife International, sono dei “messaggeri”, in grado di recapitare a noi umani, attraverso i loro comportamenti, segnali allarmanti degli effetti del cambiamento climatico. Un nuovo studio dell’associazione, presentato di recente, ha fatto luce sulle conseguenze che il riscaldamento globale ha sui volatili, rivelando casi di popolazioni in declino, migrazioni sfalsate, spostamenti di molte specie a latitudini più alte in cerca di temperature meno calde e stravolgimenti delle relazioni tra le specie.
In Messico, per esempio, “delle 115 specie studiate, sono sostanzialmente di più quelle perdute rispetto a quelle acquisite, in una tendenza largamente guidata dai cambiamenti delle temperature”, spiegano dall’associazione.
In Europa e Nord America, “i cambiamenti climatici sono responsabili di un significativo spostamento verso nord delle comunità di uccelli”. Tra il 1979 e il 2009, per esempio, in America settentrionale 40 specie durante la stagione riproduttiva si sono spostate verso nord in media di 1,84 chilometri all’anno. In Finlandia, le osservazioni condotte tra il 1970 e il 2012 su 94 specie in fase riproduttiva hanno rivelato che i movimenti verso nord sono stati di 1,26 chilometri all’anno.
Se ci si focalizza sugli uccelli che vivono nelle zone montane, si vedono effetti simili: molti spostamenti verso altitudini più elevate in cerca di climi meno caldi, ma paradossalmente anche verso il basso spinti dalla ricerca di acqua, a causa dei cambiamenti nelle precipitazioni. Lo studio rivela per esempio come in Nord America l’88% delle specie si sia spostato verso l’alto. In Nuova Guinea lo stesso cambiamento è stato osservato per il 71% delle specie, in Italia per il 61%. Ma nel nostro Paese, proprio a causa di piogge che avvengono con caratteristiche diverse rispetto al passato, il 34% degli uccelli si è spostato verso il basso. In Svizzera la percentuale è pari al 29%, nello stato di New York arriva addirittura al 64%.
Il riscaldamento globale non sta cambiando però solo il comportamento dei singoli: la ricerca di Birdlife International mostra anche come esso incida sulle relazioni tra animali nell’ambito degli ecosistemi. Prendiamo per esempio la catena alimentare: “Le temperature in ascesa nell’alto Artico stanno causando anticipi nella tempistica della riproduzione di alcuni uccelli che vivono sulla costa come il gambecchio di Baird, ma non sempre in linea con i cambiamenti nella disponibilità di insetti di cui i piccoli del gambecchio si cibano. I piccoli cresciuti fuori dal periodo di maggiore abbondanza di cibo crescono molto più lentamente, cosa che può avere effetti sulla loro sopravvivenza”.
E l’aumento delle temperature potrebbe anche spiegare la diminuzione in alcune aree dell’Europa del cuculo comune, una specie parassita che depone le uova nei nidi di altri uccelli: “Le temperature primaverili sono aumentate dal 1990, e in proporzione meno nidi di uccelli stanziali o migratori di corta distanza sono stati occupati dai cuculi, uccelli migratori di lunga distanza, perché i primi si riproducono prima che i cuculi arrivino”.