Qual è lo stato di salute degli edifici scolastici? Quanto sono green le strutture e i servizi correlati? A queste domande, ogni anno, risponde il dossier “Ecosistema scuola” di Legambiente, giunto alla sedicesima edizione. Il documento rappresenta un’indagine annuale sulla qualità dell’edilizia scolastica, delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 96 capoluoghi di provincia.
I risultati del dossier 2015 registrano una crescente attenzione del paese sul tema dell’edilizia scolastica, ma i vecchi problemi persistono.
Se da un lato qualche novità positiva c’è - come l’avvio dell’attesa anagrafe scolastica e lo stanziamento da parte del Governo di maggiori fondi per la manutenzione e la messa in sicurezza degli edifici, per quanto ritenuti insufficienti dagli esperti di Legambiente - il quadro globale fotografato non risulta certo confortante: su 6.310 edifici, circa i due terzi sono stati costruiti prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica del 1974, il 39% avrebbe bisogno di interventi di manutenzione urgente, il 29,3% si trova in aree a rischio sismico, il 10% in aree rischio idrogeologico e il 10,4% in aree a rischio vulcanico. Gli istituti realizzati con criteri di bioedilizia sono solo lo 0,6% (erano il 0,4% nel 2010) mentre solo l’8,7% sono quelli edificati con criteri antisismici.
Passando all’analisi dei servizi e delle pratiche sostenibili, le mense completamente biologiche sono solo il 5,3% mentre la media di prodotti biologici si attesta al 51,3%. Scendono poi al 55,9% le mense scolastiche che servono acqua di rubinetto (nel 2013 erano il 65,1%). Anche i servizi relativi alla mobilità alternativa al mezzo privato non sono sufficienti: solo il 25,8% delle scuole usufruisce del servizio scuolabus, mentre il 5,9% del servizio pedibus. Ciò vuol spesso dire congestione stradale nei pressi delle scuole, ma anche problemi di gestione della sicurezza, della salubrità e di qualità della vita.
Passiamo ai dati positivi: nelle scuole si differenziano soprattutto carta (83,5%) e vetro (63,3%). In aumento la raccolta di organico che passa dal 48,3% del 2010 al 65,6% del 2014 e delle pile (dal 33,9% del 2010 al 55% del 2014). L’uso delle energie rinnovabili segna quest’anno una crescita passando dal 13,6% del 2013 al 14,3% del 2014. A fare la parte del leone sono le energie prodotte con i pannelli fotovoltaici (71,1%) e gli impianti solari termici (23,4%). Cresce la copertura dei consumi da fonti rinnovabili (44,5%).
Non confortano nemmeno i dati sul monitoraggio di amianto e radon, né quelli relativi alla percentuale di edifici vicini a fonti elettromagnetiche come elettrodotti ed antenne di cellulari. Aumentano anche gli edifici scolastici posti tra 1 e 5 km da aree industriali, strutture militari, aeroporti.
In generale, persiste inoltre una forte disparità territoriale tra Nord, Sud ed isole del Belpaese.
Non è un caso infatti che, nella speciale classifica tra i comuni più virtuosi, svetti al primo posto Trento, seguita da Reggio Emilia (2º) e Forlì (3º). Prima città del sud è invece Chieti (15º), mentre Catania (34º) è la prima delle isole. A guidare la graduatoria regionale sulla qualità dei servizi e dell'edilizia scolastica è sempre l’Emilia Romagna.
Se si guarda solamente al capitolo rinnovabili, la geografia delle best practice si inverte: le regioni con i risultati migliori su tale fronte sono Abruzzo e Puglia con rispettivamente il 40% e il 53,9% delle scuole. A sorpresa la maglia nera spetta alla Lombardia, dove solo il 2,8% delle scuole utilizzano energie da fonti rinnovabili.
“La presentazione di questa XVI edizione di Ecosistema Scuola – ha dichiarato Vanessa Pallucchi, responsabile Scuola e Formazione di Legambiente alla presentazione del dossier - avviene in un contesto in evoluzione segnato da una maggiore attenzione e sensibilità al tema dell’edilizia scolastica, dalla pubblicazione, seppur parziale, dei dati dell’anagrafe scolastica e dai finanziamenti per la manutenzione straordinaria e ordinaria. Ma questi interventi non bastano, c’è bisogno di una programmazione di ampio respiro che poggi su tre linee di azione: messa in sicurezza, manutenzione ordinaria e innovazione delle nostre scuole. Senza dimenticare un piano pluriennale credibile accompagnato da una efficace informazione. La buona scuola deve partire prima di tutto da qui, per questo ci auguriamo che vi sia un vero e concreto cambiamento per la scuola”.