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I cambiamenti climatici irrompono nell’agenda di Davos
Nell’annuale report sui rischi globali presentato in apertura del forum, il fallimento delle azioni di mitigazione e adattamento è al primo posto
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22/01/2016

Insieme alla sicurezza globale e alla quarta rivoluzione industriale, sono l’altro grande tema di cui si parla in questi giorni al World Economic Forum di Davos. I problemi ambientali hanno fatto irruzione nell’agenda del meeting, che ogni anno riunisce per quattro giorni i big dell’economia e della politica globali nel paesino delle Alpi svizzere. Un incontro dominato quest’anno dalla paura: per il terrorismo, per l’economia mondiale che rallenta, e per rischi ambientali consistenti e non del tutto sotto controllo.

L’incontro si è aperto il 20 gennaio, in concomitanza con l’annuncio da parte di Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) e Nasa del nuovo record di riscaldamento raggiunto nel 2015. L’anno appena trascorso, infatti, risulta essere quello con la più alta temperatura media della superficie terrestre dal 1880, quando sono iniziate le rilevazioni. Una notizia che ha potuto solo far crescere gli allarmi legati alla questione dei cambiamenti climatici già al centro delle discussioni.

Nell’annuale Global Risks Report, presentato in apertura del forum, infatti, quest’anno al primo posto tra i rischi a maggiore impatto c’è proprio la carenza di interventi per mitigare il cambiamento climatico e per l’adattamento. “Dalla prima edizione del report nel 2006, è la prima volta che un rischio ambientale conquista il primo posto in classifica”, fanno notare dal Wef. “Secondo gli esperti interpellati il fallimento delle politiche di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico ha un potenziale negativo maggiore rispetto alle armi di distruzione di massa (2°), alle crisi idriche (3°), alle migrazioni involontarie su larga scala (4°) e ai forti shock dei prezzi delle fonti energetiche (5°)”.

Se si vanno a guardare invece i rischi più probabili, in cima alla classifica gli osservatori interpellati dal rapporto mettono le migrazioni involontarie su larga scala, seguite però di nuovo anche da fattori ambientali: “Eventi atmosferici estremi (2°), carenza di interventi atti a mitigare il cambiamento climatico e il rispettivo adattamento (3°), conflitti tra stati con conseguenze regionali (4°) e grandi catastrofi naturali (5°)”. Più muri, più caldo, meno acqua, è la sintesi con cui dal forum descrivono il 2016.

Ad aggravare la situazione ci sono anche le pesanti interazioni tra i pericoli più significativi, mai così diversificati. In questo quadro, spiega Margareta Drzeniek-Hanouz, responsabile di Global Competitiveness and Risks del World Economic Forum, “sappiamo che il cambiamento climatico sta inasprendo altri rischi, come quello delle migrazioni e della sicurezza”, sottolineando che “gli interventi per mitigare tali rischi sono importanti, ma l’adattamento è vitale”.  Le conseguenze si fanno sentire a tutto campo, e l’effetto è quello di un circolo vizioso difficile da interrompere: Il cambiamento climatico sta acuendo più rischi che mai in termini di crisi idriche, scarsità di prodotti alimentari, ridotta crescita economica, debole coesione sociale e accresciuti rischi di sicurezza, aggiunge Cecilia Reyes, chief Risk officer dello Zurich Insurance Group. “Nel frattempo, a causa dell’instabilità geopolitica, le imprese stanno affrontando cancellazioni di progetti, revoche di licenze, interruzioni della produzione, danni ai beni aziendali e limitazioni dei movimenti transfrontalieri di capitali. I conflitti politici, a loro volta, rendono ancora più insormontabile la sfida del cambiamento climatico – riducendo i potenziali per una cooperazione politica, nonché deviando risorse, innovazioni e tempo dalla resilienza e prevenzione del cambiamento climatico”.

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