Catturano il respiro delle balene, osservano e raccolgono dati sulle orche, vanno a caccia dello smog, esplorano i fondali marini, monitorano le zone interessate da incidenti nucleari, come è avvenuto a Fukushima. I droni, veicoli senza pilota umano a bordo, sono diventati gli alleati indispensabili per l’uomo nella ricerca ambientale e meteorologica. E ora il NOAA, (National Atmospheric and Oceanic Administration) sta sperimentando il loro utilizzo per andare a caccia di uragani al fine di monitorarne il percorso e seguire l’evoluzione della perturbazione, così da migliorare la comprensione del fenomeno e la raccolta dei dati in aree non sicure per volo umano. Il drone che si getta nel cuore degli uragani si chiama Coyote, un veicolo piccolo e all’ apparenza fragile che ora, nella sua versione più aggiornata, è stata lanciato il 7 gennaio scorso dall’ aereo, Hurricane Hunter, dell’ente statunitense per testare tutta una serie di accorgimenti tecnologici adottati per migliorare il suo “ruolino di servizio”. Fino ad ora Coyote era infatti in grado di operare a una distanza di non più di 7 miglia dall’ aereo madre che lo aveva lanciato, ma ora può volare fino a 50 miglia di distanza, arrivando così sempre più vicino al centro dell’uragano. Il NOAA sta investendo sempre di più in aerei senza pilota e in altre tecnologie al fine di rendere più accurate le osservazioni meteorologiche e le previsioni degli uragani, fenomeni questi che stanno diventando sempre più frequenti negli Stati Uniti. Il drone, grazie al fatto che riesce a “entrare” nell’ uragano e volare in zone impossibile da raggiungere con aerei tradizionali, riesce a raccogliere una quantità enorme di dati che servono anche ad organizzare meglio le operazioni di emergenza a terra. Il team del progetto Coyote sta lavorando anche per allungare la vita della batteria che alimenta il drone per consentirgli così di allungare la durata del volo senza pilota e secondo i tecnici del NOAA questa miglioria potrebbe avere un impatto significativo sulle previsioni e la conoscenza degli uragani. All’ Hurricane Center del NOOA, spiegano i tecnici, siamo interessati ad ottenere le misurazioni dei venti forti che si sviluppano vicino al centro della tempesta e Coyote può “aiutarci a disegnare un quadro più preciso dell’intensità dell’uragano” e fare così previsioni più accurate. Nel settembre del 2014 quattro Coyote, prima versione, insieme ai droni della Nasa, Global Hawk, sono entrati dentro l’uragano Edouard dimostrando l’utilità della loro opera. Oggi il nuovo Coyote tecnologicamente avanzato è l’unico velivolo senza pilota che può volare nel centro dell’uragano a bassissima quota, dove i venti sono più tumultosi, e restarvi per un periodo sempre più lungo.
Image credit: NOAA