Ultimi colpi di coda dell'influenza 2016. Il flagello invernale finora ha fatto registrare 2 milioni e 613mila casi, ma il virus sta rallentando la sua corsa. Il numero degli italiani colpiti, durante l’ultima rivelazione di fine febbraio, dimostra un diminuzione dei contagi: 342.000 rispetto ai 366.600 del precedente monitoraggio, con un’incidenza pari a 5,7 casi per mille abitanti (nella settimana precedente era di 6,04 per mille). Anche altri indicatori correlati alla patologia sono in calo: le visite domiciliari stanno infatti diminuendo, così come ricoveri ospedalieri dovuti a patologie influenzali e i giorni di malattia prescritti.
Ma c'è da dire che il clima non aiuta. Sbalzi continui di temperatura e forti escursioni termiche serali hanno portato un leggero aumento del numero di persone con malattie respiratorie acute: sono 199.800, pari a 3,3 casi ogni mille abitanti. “Questa stagione influenzale si caratterizza per la bassa intensità, inferiore a quella degli anni scorsi. E il picco è stato superato - afferma il dottor Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) -. Ogni anno l’influenza rappresenta una sfida per l’organizzazione del sistema sanitario, che ha retto molto bene. La campagna per la vaccinazione e il lavoro dei medici, oltre a una maggiore presa di coscienza da parte dei cittadini, stanno rendendo questa epidemia stagionale priva di particolari criticità”.
Nell’ultima rilevazione le Regioni a maggior incidenza sono state Marche, Trentino e Piemonte (rispettivamente con 15.76, 11.78 e 9.95 casi per 1000 abitanti), quelle che hanno fatto registrare il minor numero di diagnosi sono state invece Sicilia, Molise e Sardegna. “È fondamentale – spiega il dottor Aurelio Sessa, presidente regionale SIMG Lombardia e medico sentinella – non assumere antibiotici, innanzitutto perché sono inattivi sui virus, non solo influenzali ma anche respiratori. Inoltre un uso indiscriminato rende questi farmaci inefficaci, aumentando il rischio di resistenze nei loro confronti da parte dei batteri. È compito del medico giudicare se l’influenza può essersi complicata a tal punto da intraprendere una terapia con antibiotici. Nel 15-20% dei casi si verifica cioè un decorso della malattia più lungo del previsto che corrisponde a 4-5 giorni. Le complicanze nei bambini sono rappresentate soprattutto da otiti acute, mentre negli adulti da sinusiti e bronchiti. Per i più piccoli e gli anziani l’evento più pericoloso e temibile è la polmonite”.