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Cefalea a grappolo: in Primavera un incubo per 590mila italiani
Il 21 marzo indetta un Giornata europea per sensibilizzare su questo disturbo. Gli uomini colpiti cinque volte di più delle donne. Dagli esenti i consigli sui cibi che possono favorire le crisi di emicrania. L’importanza di arrivare ad una diagnosi precoce
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18/03/2016

La Primavera alle porte annuncia fioriture, colori, profumi e ma per alcuni rappresenta il riacutizzarsi di dolorose patologie. Tra queste la cefalea a grappolo, che solo in Europa colpisce ben 7,4 milioni di persone. In Italia sono 590mila i pazienti che convivono con questo dolorosissimo disturbo. 

 

I grappoli, cioè i periodi in cui gli attacchi sono più frequenti e intensi, di solito hanno una durata che può variare da alcune settimane ad alcuni mesi ed in genere sono seguiti da periodi di remissione, in cui gli attacchi di mal di testa cessano completamente. Lo schema degli attacchi varia da persona a persona, ma la maggior parte dei pazienti riferisce che i grappoli si verificano una o due volte all’anno. E proprio la Primavera coincide con un picco nella casistica. Questo è il motivo per cui a livello europeo  si è deciso di dedicare a questa patologia una giornata di sensibilizzazione che andasse a coincidere con il 21 marzo, inizio della Primavera. In Italia, la Società Italiana per lo Studio delle Cefalee ha lanciato l'iniziativa "Giornata della Cefalea a Grappolo" , con assistenza nei Centri Cefalee e altre iniziative.

 

Fino ad oggi i dati sulla cefalea a grappolo dimostrano una maggiore incidenza sugli uomini, che ne sono colpiti cinque volte di più rispetto alle donne, anche se questa differenza si sta con gli anni attenuando. 

 

Il dolore, lancinante, si estende dalla testa alla tempia, alla mascella, fino all'orecchio, con crisi che durano da 15 minuti fino a oltre due ore a mezza, sempre negli stessi momenti della giornata. "Il 10% dei malati soffre di cefalea a grappolo in maniera cronica, più di 11 mesi l'anno, con una totale disabilità per le attività lavorative, sociali" sottolinea Paolo Martelletti, presidente della Società Italiana Studio Cefalee, che evidenzia anche come "purtroppo la diagnosi corretta viene effettuata mediamente con 5 anni di ritardo". 

 

Dagli esperti arrivano indicazioni sulle precauzioni da mettere in atto, prime tra tutte l’alimentazione. E’ stato confermato, infatti, come consumare abitualmente cibi che contengono conservanti incida sull’intensità delle crisi cefalalgiche. Un’ipersensibilità al glutammato monosodico e un eccesso di caffeina possono anch’essi aggravare l’insorgere del mal di testa. Le persone affette da questo disturbo, inoltre, dovrebbero evitare alimenti ad elevato contenuto di tiramina e fenilentiamina, aminoacidi che permettono la liberazione dell’istamina, una delle sostanze responsabili dello scatenarsi dei sintomi tipici della cefalea. Limitare dunque  l’assunzione di formaggi stagionati e fermentati, pesce affumicato, vino rosso, birra ed alcolici.

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