Quando un paio di anni fa Francesco Ardito, esperto di comunicazione torinese, vide dodici bellissime brioche nella vetrina di un bar vicino all’ora di chiusura, non riuscì a trattenersi. “Entrai e chiesi: ‘Che fine faranno?’. La risposta del barista non mi stupì: ‘Una la mangio domattina a colazione, le altre le butto’. Anche quando andavo a comprare il pane chiedevo sempre che fine avrebbero fatto i pezzi di pizza invenduti, e la risposta era sempre la stessa: ‘Li butto’”. Uscendo dal bar, mentre alzava gli occhi al cielo, una lampadina si accese: “Guardando in su vidi solo palazzi: migliaia di persone, quasi tutte provviste di smartphone. Se solo questo barista potesse dire loro che gli sono rimasti dei cornetti e che li vende a un prezzo scontato, pensai, probabilmente eviterebbe di buttarli”. La start up Last minute sotto casa è nata così, dal “fastidio personale verso lo spreco alimentare”, con l’obiettivo di provare a combatterlo grazie all’aiuto della tecnologia: un sito web e un’App che mettono in relazioni negozianti con i consumatori a due passi da loro. Quando un commerciante si trova ad avere dei prodotti vicini alla scadenza posta un messaggio sulla piattaforma Lmsc: di solito le offerte riguardano prodotti a uno, due o tre giorni dalla scadenza, con sconti tra il 40 e il 60%. Gli utenti decidono a che distanza vogliono ricevere le proposte in tempo reale e da quali tipologie di negozio.
“Il progetto è nato nell’incubatore I3P del Politecnico di Torino. E’ partito nel quartiere Santa Rita con l’idea che si potesse recuperare il pane invenduto a fine giornata, poi si sono aggiunti altri quartieri della città e altre tipologie di attività commerciali come pescherie, gastronomie, macellerie e ultimamente i mini-market di prossimità, tutti con il problema comune del prodotto fresco che a fine giornata, se non venduto, deve essere buttato”, continua Ardito. Dagli sfilatini rimasti sugli scaffali all’ultimo filetto di salmone invenduto, fino ai numerosi prodotti vicini alla scadenza che alimentari e minimarket si trovano sulle spalle ogni sera. “Alcuni facevano già delle offerte su questi cibi, ma il problema è che riusciva a usufruirne solo chi, trovandosi dentro il punto vendita, le notava”. Il punto di forza dell’App Lmsc è invece proprio quello di rappresentare uno strumento di marketing di prossimità, in cui ci guadagnano tutti: “Il negoziante incassa qualcosa in più e attira nuovi clienti, persone che altrimenti non sarebbero mai entrate nel suo punto vendita. I consumatori risparmiano sulla spesa e il pianeta ne risente positivamente perché si evita lo spreco di cibo”, e dunque anche delle risorse impiegate per produrlo oltre che di quelle che servirebbero per gestirlo come rifiuto. “Ogni mese salviamo dalla pattumiera 2,5 tonnellate di cibo: i negozi vedono il loro spreco ridursi tra il 50 e il 70%”.
Oggi Lmsc coinvolge 5mila utenti e mille negozi in diverse città d’Italia, da Torino a Roma, da Milano a Palermo, da Bologna a Napoli. “Io e il mio socio Massimo Ivul siamo partiti con un piccolo investimento di 50 mila euro: oggi siamo in sette e abbiamo ottenuto tantissimi riconoscimenti, dallo European Impact Award al Premio Edison Pulse 2015, fino al Premio nazionale innovazione. E abbiamo da poco chiuso un accordo con Day gruppo Up, uno dei principali nel settore dei buoni posto, che ci metterà a disposizione capitale da investire nello sviluppo del progetto e una rete di 110 mila esercizi affiliati”, racconta Ardito. La prossima tappa sarà l’Europa: “Vogliamo sbarcare in Francia, Spagna e Portogallo”.