Lo aveva annunciato qualche settimana fa l’Ispra e ora la conferma arriva dal nuovo Italy Climate Report della Fondazione per lo Svilupppo Sostenibile: in Italia nel 2015 le emissioni di gas serra sono cresciute, dopo anni di calo, di circa 2,5% e ora per tenere fede agli impegni di Parigi, sottoscritti proprio la settimana scorsa dal premier Renzi a New York all’ Onu, il nostro Paese dovrà rifare i compiti a casa. Nel 2015, interrompendo una serie virtuosa (-20% al 2014 rispetto al 1990), le emissioni di gas serra sono aumentate, un incremento dovuto alla crescita del Pil, al calo del prezzo del petrolio e del gas, all’aumento dei consumi energetici e quindi a un rallentamento delle politiche di efficienza energetica, a un’estate molto calda e all’interruzione della crescita delle fonti energetiche rinnovabili e questo trend potrebbe diventare strutturale se non si corresse presto ai ripari. Proprio le fonti rinnovabili, come scrive il Report della Fondazione, dove l’Italia per gli ottimi risultati raggiunti tra il 2005 e il 2012 si collocava i tra i leader mondiali, sia pure con incentivi significativi, aumentando dall’8% a circa il 16% del consumo nazionale, nell’ultimo triennio hanno avuto uno stop: sono passate dal 16,7% nel 2013 al 17,3% del 2015, con una crescita modestissima, dello 0,2% all’anno ed è diminuita la quota di elettricità da fonti rinnovabili passata dal 43% al 38% tra il 2014 e il 2015. Con questo passo l’Italia, osserva il Rapporto, pur avendo già raggiunto l’obiettivo europeo del 17% al 2020, sarebbe ben lontana dall’obiettivo europeo del 27% al 2030 e ancora di più dalla più impegnativa attuazione dell’Accordo di Parigi. sottoscritto da 194 paesi per fermare il riscaldamento globale del Pianeta, che prescrive di puntare a un contenimento dell’aumento della temperatura al di sotto di 2°C, puntando ad una soglia di 1,5°C. Secondo il Rapporto collocando l’obiettivo della variazione di temperatura in una posizione intermedia - fra i 1,5°C e 2°C -, l’Italia al 2030 dovrebberidurre le emissioni di gas serra intorno al 50% rispetto al 1990: ciò richiederebbe un forte impegno nel risparmio e nell’efficienza energetica con una riduzione dei consumi attesi di circa il40% e un raddoppio della quota di fonti rinnovabili, dal 17,3% a circa il 35% del consumo energetico finale al 2030 e nel solo comparto elettrico, le rinnovabili dovrebbero soddisfare almeno 2/3 della domanda di elettricità. Quindi in questo scenario l’Italia dovrebbe munirsi di una nuova Strategia Energetica Nazionale.“L’attuazione dell’Accordo di Parigi - ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile - obbliga ad una svolta delle politiche climatiche. Prima si parte prima si possono cogliere le opportunità di nuovi investimenti, di nuova occupazione, di sviluppo di una green economy richiesti e promossi dalle più incisive misure climatiche”. Per attuare questa strategia salva-clima vengono indicate sette misure chiave: avviare una riforma della fiscalità in chiave ecologica introducendo una carbon tax senza aumentare il carico fiscale; introdurre un sistema di carbon pricing, riconoscendo i costi effettivi dei combustibili fossili, incentivando così le fonti rinnovabili senza pesare sulle bollette; rivedere gli strumenti a sostegno dell’efficienza energetica; mettere in atto politiche efficaci e concrete per lo sviluppo di una mobilità sostenibile, con priorità di intervento alle aree urbane; sostenere il ruolo attivo nella lotta al cambiamento climatico dell’agricoltura; promuovere lo sviluppo di un’economia circolare, che consenta importanti risparmi anche di energia e quindi di emissioni di CO2 ; sostenere l’innovazione e la ricerca orientata alla green economy.