La voragine di 200 metri sul Lungarno a Firenze, è proprio il caso di dirlo, ha aperto non solo uno squarcio in una delle città di belle del mondo, ma anche, se ce ne fosse stato ulteriore bisogno, una crepa nelle coscienze di molti: in Italia il dissesto idrogeologico rimane un problema troppe volte sottovalutato.
Su questo argomento lo scorso 26 maggio, presso l’Associazione Civita, si è tenuto il Forum “Dissesto Idrogeologico: le infrastrutture come telaio diagnostico per monitorare il territorio” organizzato da CESI-Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano con la partecipazione della Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il dato emerso nel corso del convegno è chiaro ed ineluttabile: per garantire la sicurezza del nostro territorio dal rischio idrogeologico sono necessari investimenti di circa 25 miliardi di euro per dare esecuzione a 8.500 progetti anti-emergenza.
Dal Forum è emerso che lo stato in cui versa il territorio italiano non è ricollegabile, come molti credono, a una mancanza di fondi: #italiasicura – la Struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico - ha rilevato l’esistenza di fondi stanziati di ammontare pari a 2 miliardi e 700 milioni di euro e destinati a lavori di prevenzione di frane e alluvioni che non sono mai stati utilizzati. Ad oggi parte di questi fondi, sono stati utilizzati per la realizzazione di 1.500 interventi strutturali di prevenzione dal dissesto idrogeologico, per 2 miliardi e 100 milioni di euro.
Prerequisito fondamentale nella pianificazione degli investimenti e di programmazione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria è la presenza di un telaio diagnostico costituito da fibre ottiche, telecamere, sensori elettrici e rilievi satellitari, grazie al quale le aziende del settore infrastrutturale possono utilizzare ogni giorno milioni di dati su fenomeni naturali, come ad esempio fulmini e neve, nonché su frane e valanghe.
“Per definire gli interventi contro il dissesto idrogeologico - ha detto Mauro Grassi, Responsabile di #italiasicura - è stato portato avanti un complesso lavoro con le Regioni che hanno fatto una stima del proprio fabbisogno. Il tutto è stato possibile grazie ad un formidabile gioco di squadra che ha visto in azione #italiasicura, il Ministero dell’Ambiente, quello delle infrastrutture, la protezione civile nazionale, l’agenzia per la coesione territoriale e le singole Regioni. La strada da percorrere per mettere in sicurezza il nostro Paese è tuttavia molto lunga. Tra il 2015 e il 2020 sono in programma interventi per almeno 7 miliardi di euro. Anzitutto ci occuperemo delle città metropolitane, per le quali è già stato stanziato 1 miliardo e 300 milioni di euro, di cui 400 milioni solo per Genova. Sono stati assegnati lavori per 750 milioni e andranno in cantiere opere per 250 milioni entro l'estate che arriveranno a 400 milioni a fine anno. Il resto del piano sarà cantierato al 90% entro metà 2017. Gli interventi, per essere realizzati, hanno bisogno di trasparenza e legalità. Per questo abbiamo sottoscritto con l'Anac di Raffaele Cantone un protocollo d’intesa che garantisca la massima trasparenza e il rispetto della legge in tutte le fasi dei cantieri di #italiasicura”.