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Fonti fossili, in Colorado tre emendamenti potrebbero fermare lo sfruttamento
Tre proposte di modifica della Costituzione introducono limiti di distanza tra i siti di estrazione e aree di interesse e stabiliscono che città e contee possono opporsi ai progetti di estrazione dei grandi gruppi dell’energia
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21/07/2016

Fermerebbero ogni ulteriore sviluppo dello shale gas e metterebbero la parola fine all’estrazione di gas e petrolio sul 90% della superficie dello stato. In vista della consultazione elettorale del prossimo novembre, quando gli americani saranno chiamati a eleggere il nuovo presidente, in Colorado gli ambientalisti stanno raccogliendo le firme per poter mettere al voto tre emendamenti alla costituzione statale. Hanno tempo fino all’8 agosto, e molti si dicono ottimisti.

Il Colorado è il settimo produttore di petrolio degli Stati Uniti, con vaste aree ancora non sfruttate. In particolare, l’iniziativa numero 78 prevede di imporre una distanza di 2.500 piedi (circa 800 metri) dalla più vicina struttura occupata o area di interesse, come un’abitazione o un parco. L’emendamento numero 63 punta invece a introdurre nella Costituzione il “diritto a un’ambiente sano”, prevedendo che norme locali possano prevalere su quelle statali nel caso garantiscano una maggiore protezione dell’ambiente. Al momento tutta la regolamentazione delle attività estrattive in Colorado è statale: se questa proposta diventasse legge, permetterebbe a città e contee di opporsi allo sfruttamento delle risorse fossili sul loro territorio, per esempio mettendo al bando certe attività o introducendo maggiori restrizioni. Disposizione che sarebbe rafforzata dall’emendamento numero 75: nel testo, si dice chiaramente che lo stato non deve impedire gli sforzi delle autorità locali per evitare e mitigare gli effetti dannosi delle attività estrattive. Due nuove norme che renderebbero impossibile quanto successo quest’anno alle amministrazioni di Forth Collins e Longmont, i cui provvedimenti di divieto di fracking sono stati messi fuori gioco dalla Corte suprema del Colorado.

Le iniziative degli ambientalisti preoccupano i grandi gruppi dell’energia attivi nello stato, che si muovono in un quadro segnato da un forte calo dei prezzi di gas e petrolio, all’origine di licenziamenti e del crollo di investimenti e dividendi. Il via libera degli elettori alle modifiche costituzionali avrebbe un forte impatto, in una situazione già instabile: per questo, nonostante le condizioni economiche poco confortanti, le grandi società fossili stanno devolvendo milioni di dollari a organizzazioni attive contro le proposte di emendamento. Solo negli ultimi tre mesi, all’organizzazione industriale dal nome, un po’ ironico, “Protect Colorado”, sono arrivati quasi 7 milioni di dollari per combattere norme più restrittive dal punto di vista ambientale.

Ogni iniziativa ha bisogno come primo requisito per l’ammissione alle votazioni di quasi 98.500 firme e per adesso non ci sono dati precisi su quelle già raccolte. Se gli emendamenti passassero, però, il precedente sarebbe troppo clamoroso per fare finta di niente.

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