Alle famiglie italiane è piaciuto l’ecobonus per le riqualificazioni energetiche e il recupero edilizio. Tra il 1998 e il 2016 il 55% delle famiglie italiane ha approfittato infatti degli incentivi fiscali per un totale di oltre 14,2 milioni di interventi. Questo “favore” goduto dagli ecobonus è servito ad attivare investimenti per 237 miliardi di euro che hanno sostenuto il mercato dell’edilizia in grave difficolta a causa della recessione. Di questi investimenti, 205 miliardi sono stati finalizzati ad interventi di ristrutturazione edilizia e 32 per la riqualificazione energetica.
La fotografia dell’incidenza degli incentivi fiscali nel sistema Paese è contenuta nel rapporto “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione”, predisposto dal Servizio studi della Camera con la collaborazione del Cresme, appena pubblicato. Guardando agli ultimi due anni, il dato a consuntivo per il 2015 indica un volume di investimenti pari a 25.147 milioni di euro veicolati dagli incentivi riconducibili a 3.060 milioni di euro per la riqualificazione energetica e a 22.087 milioni di euro per il recupero edilizio. Per quanto riguarda il 2016, le proiezioni dei dati, basati sulle rilevazioni dei primi sette mesi dell’anno, sembrano far registrare di nuovo un incremento che si tradurrebbe in investimenti pari a 29.241 milioni di euro.
Se l’andamento delle proiezioni fosse confermato, il 2016 sarebbe l’anno con il maggior numero di investimenti fatti grazie alle agevolazioni fiscali nel comparto della riqualificazione, con un +16% rispetto al 2015 e 1,7 milioni di domande. Rilevanti anche gli effetti positivi per l’occupazione: gli investimenti attivati dagli incentivi hanno generato 1.460.223 occupati diretti, con una media annua di 243mila occupati (che sale a 365mila se si considerano anche gli occupati nell’indotto). Buone le proiezioni sull’occupazione anche per il 2016: circa 436.000 unità, di cui 291.000 impiegati nell’attività edilizia diretta e 145.000 nell’indotto industriale e di servizio. Il Cresme ha anche elaborato una stima sull’impatto degli incentivi sulla contabilità dello Stato e sul sistema Paese. L’analisi che tiene conto di tutte le “partite” positive e negative come i minori introiti legati agli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica (minori imposte sui consumi di energia) e della quota di gettito per lo Stato derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati (quota ricavata dalla Matrice di contabilità sociale) porta a determinare un saldo positivo per lo Stato di quasi 9 miliardi di euro. Se si allarga la valutazione a tutti gli attori che hanno un ruolo nel sistema in cui si inseriscono le agevolazioni, ossia Stato, Famiglie e Imprese si delinea, nel periodo 1998-2016, un beneficio economico complessivo per il sistema-Paese, secondo il Rapporto, di oltre 18,4 miliardi.
Il Rapporto passa anche in rassegna le tipologie di intervento realizzate con gli incentivi per la riqualificazione energetica. Gli interventi prevalenti sono stati fino ad oggi quelli per la sostituzione degli infissi e la coibentazione di superfici opache (71%), seguiti da quelli per la sostituzione degli impianti di riscaldamento (21%) e di scaldabagni elettrici (6%), mentre solo poco più dell’1% ha riguardato interventi di riqualificazione globale.