Hanno per le mani tecnologie che potrebbero sconvolgere il mercato, ribaltare i paradigmi attuali e dare una spinta al cambiamento sostenibile, ma allo stesso tempo si trovano a lottare per ottenere finanziamenti su cui basare il proprio sviluppo. In Europa ci sono centinaia di piccole e medie imprese con idee così innovative da non trovare facilmente investitori, soprattutto in Italia, dove il rischio troppo alto spesso tiene lontani i capitali. Sono i famosi venture capital di cui si parla sempre in associazione alle start up. Così, mentre anche nel nostro Paese le cose stanno pian piano cambiando, l’Europa, nell’ambito del mega programma settennale per l’innovazione Horizon 2020 (dotazione complessiva: 80 miliardi di euro), ha deciso di varare uno strumento proprio per le Pmi.
Avviato nel 2014, SME Instrument ha investito in quasi 2050 imprese per un importo totale di oltre 780 milioni di euro. Ogni impresa può ricevere risorse fino a 2,5 milioni di euro, addirittura 5 se opera nel settore della salute. In Italia, le aziende beneficiarie sono più di 320, per un totale di oltre 80 milioni di euro. Molte di loro saranno presenti allo Sme Instrument Innovators Summit 2016, che si tiene a Bruxelles il 10 e 11 ottobre 2016: una vetrina in cui le aziende potranno raccontare i propri progetti e trovare nuovi possibili investitori.
Tra le imprese italiane finanziate c’è CoeLux, azienda comasca che ha sviluppato la prima finestra commerciale capace di riprodurre la luce del cielo e del sole in ambienti interni. Nata nel 2009 anche grazie a un finanziamento europeo di 2,5 milioni di euro, oggi l’azienda ha installato le sue finestre innovative in Germania, Austria, UK, Irlanda, Francia, Italia, Lituania, USA, Russia, Bielorussia, Emirati Arabi, Svizzera e Belgio presso ospedali, strutture alberghiere, negozi, centri commerciali, uffici, centri benessere, aeroporti, musei, abitazioni.
Bruxelles ha scommesso anche su Watly, start up con sedi a Udine e Barcellona che ha ideato un sistema autonomo e portatile per fornire acqua, energia e connessione Wi-fi ai villaggi dei Paesi in via di sviluppo. L’impianto è autosufficiente dal punto di vista energetico: con i pannelli fotovoltaici si alimenta il processo di depurazione, che ricava acqua potabile da qualunque fonte idrica contaminata.
Idee brillanti arrivano anche dagli altri Paesi europei. Come il progetto della spagnola Ecoalf, che trasforma in materiali di qualità per l’abbigliamento i rifiuti che inquinano i nostri mari, dagli pneumatici alle reti da pesca abbandonate. Dalla Germania arriva invece il progetto della Bvb Innovate, che ha creato batterie a ricarica rapida con una grande varietà di funzioni. Si collegano facilmente alla rete elettrica di casa, dove si può ricaricarle con l’energia prodotta da un impianto fotovoltaico domestico, e possono poi alimentare un’auto elettrica, oppure fornire energia in situazioni off grid.