Nelle speranze di tutti, dovrà essere la “Cop dell’azione”, quella che ha l’obiettivo di trasformare le promesse fatte a Parigi dai 192 stati in iniziative concrete. La conferenza sul clima numero 22, che si aprirà a Marrakech il 7 novembre 2016, ospiterà i negoziati tra tutti i Paesi che hanno già ratificato l’accordo su come farlo “camminare” con le proprie gambe.
L’accordo di Parigi entrerà in vigore il 4 novembre, a un mese dalla ratifica del testo da parte dell’Unione europea, decisiva perché ha permesso di superare la soglia critica del 55% delle emissioni “rappresentate” dai Paesi ratificanti. Così, a Marrakech si potrà parlare di come dare corpo al patto, con azioni concrete che i diversi Paesi dovranno mettere in campo per limitare le emissioni e mantenere il riscaldamento globale entro i 2°. Con la possibilità di aggiungere ulteriori sforzi per evitare di superare la soglia degli 1,5°.
Sul tavolo, spiegano dalla Coalizione italiana Clima, ci saranno “le questioni riguardanti le strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici, la giusta transizione a un'economia a zero emissioni di carbonio, i finanziamenti e le scelte strategiche necessarie per affrontare le drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici che già oggi subiamo”. Bisognerà anche definire le modalità della revisione dei primi impegni sottoscritti a Parigi, prevista per il 2018. Sarà un momento decisivo, perché “ad oggi, i decisori del mondo intero hanno dato risposte insoddisfacenti quando non proprio nulle”.
Ai tavoli delle trattative, tra gli 87 Paesi che hanno già ratificato, siederà anche l’Italia, che ha dato il via libera al trattato sul clima all’ultimo momento, con i voti delle Camere ad ottobre. Giusto in tempo per poter partecipare ai negoziati di Marrakech ed avere appunto voce in capitolo sulle diverse questioni all’ordine del giorno.
Alla vigilia della conferenza si moltiplicano le pressioni sull’Unione europea perché recuperi il suo ruolo di leader nell’azione climatica, che Bruxelles ha perso con una ratifica tardiva degli accordi, i primi di ottobre, accodandosi a Cina e Usa- Molte associazioni chiedono che l’Europa presenti alla Cop22 un piano per l’aumento dell’attuale target di riduzione delle emissioni (-40% al 2030), in modo da poter giocare concretamente un ruolo di primo piano nel processo di revisione in programma tra due anni.
Una conferenza che quest’anno arriva in un momento particolare, in coincidenza con le elezioni americane. Gli Usa, con la Cina, hanno ratificato l’accordo lo scorso settembre, facendo da apripista a un alto numero di Paesi. Ora, sull’azione per il clima degli Stati Uniti, secondo emettitore di gas serra, pesa l’incognita legata a chi andrà alla Casa Bianca. Se infatti la candidata democratica Hillary Clinton ha già promesso che si impegnerà per ridurre le emissioni, il repubblicano Donald Trump ha annunciato che se vincerà cancellerà l’accordo negli Usa, convinto che il cambiamento climatico non sia stato causato dall’uomo.