I green bond, le obbligazioni verdi, sono diventate lo strumento finanziario per eccellenza per sostenere la crescita dell’economia verde e facilitare il raggiungimento degli obiettivi posti dall’accordo di Parigi per contenere le emissioni di CO2.
Il favore che godono è testimoniato dai numeri: nel 2012 sono stati emessi a livello globale 2,6 miliardi di dollari di green bond, nel 2015 si è arrivati a 41,8 miliardi – una crescita di circa 17 volte - e il 2016 si annuncia già come un anno record, a fine novembre ne sono già stati emessi, infatti, 74,3 miliardi. In Europa i Paesi ai primi posti per emissioni sono Francia e Regno Unito.
Questi dati emergono da uno studio realizzato dalla Commissione Europea e pubblicato pochi giorni dopo il varo, il 30 novembre scorso, del maxi pacchetto energia da parte dell’esecutivo di Bruxelles, secondo il quale per raggiungere gli obiettivi in campo energetico al 2030 (30% di efficienza e 27% di energia da fonti rinnovabili) saranno necessari 177 miliardi di euro l’anno a partire dal 2021. Un impegno gravoso che per essere sostenuto ha bisogno quindi di strumenti finanziari ed economici innovativi come i green bonds. E alla luce dell'impegno globale di passare a un'economia a basse emissioni di carbonio, il mercato obbligazionario verde è probabile che continui a crescere, attirando emettitori e investitori, diventando così una fonte addizionale di finanziamento verde a lungo termine a fianco al credito bancario e al finanziamento azionario.
"L’Ue – ha detto Karmenu Vella, Commissario europea all’ambiente - è ben posizionata per consentire alle aziende e ai comuni di fare da apripista nel mercato obbligazionario verde in espansione, ma dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per eliminare le strozzature oggi esistenti. Questo permetterà alle obbligazioni verdi di sostenere gli investimenti necessari per realizzare l’economia circolare e raggiungere i nostri obiettivi energetici e climatici".
Il mercato delle obbligazioni verdi è nato nel 2007-2008 con la prima emissione fatta dalle Banche Multilaterali di Sviluppo: Privati, imprese e banche si sono affacciati su questo mercato nel 2013-2014 e dal 2013 si è assistito a un vero e proprio boom. Nel “paniere” dei green bonds sono presenti le imprese con il 36% delle emissioni, seguite dalle municipalità con il 15% e dalle banche con il 12%. Oggi i green bonds finanziano per lo più progetti sulle energie rinnovabili (45,8% delle emissioni globali), sull’efficienza energetica (19,6%), trasporto pulito (13,4%), risorse idriche (9,3%), rifiuti ed inquinamento (5,6%). Lo studio della Commissione esamina anche gli ostacoli che ancora esistono per una piena operatività dei green bonds. Tra questi la mancanza di una definizione e di un quadro di riferimento e la mancanza di standard che assicurino che le risorse finanziarie provenienti dalle emissioni verdi vadano realmente a finanziare progetti ambientali.