Ogni volta che si butta nella campana del vetro una bottiglia, nel cassonetto dedicato la carta o la plastica, insomma si fa con rigore la raccolta differenziata viene sempre un dubbio: ma questo sforzo darà un risultato? Questi materiali verranno riciclati e torneranno nel ciclo produttivo o finiranno nella massa indistinta dei rifiuti indifferenziati?
Ebbene, ora arriva una risposta consolatoria: il 63% di carta, vetro, plastica, alluminio, legno e organico che si butta come rifiuto “rinasce” come materia prima e ritorna nel ciclo produttivo attuando così in pieno i paradigmi dell’economia circolare. In pratica degli oltre 15 milioni di tonnellate di rifiuti di carta, vetro, plastica, legno e organico che si producono ogni anno, 10,6 milioni di tonnellate si trasformano in materie prime seconde con vantaggi per l’economia e l’ambiente.
Questo quanto emerge dal Rapporto L’Italia del Riciclo 2016 realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, presieduta dall’ex ministro dell’ambiente Edo Ronchi e da Fise Unire (l’Associazione che rappresenta le aziende del recupero rifiuti). Il Rapporto, che analizza 16 filiere di materiali, mette in luce che l’industria nazionale del riciclo dei rifiuti continua a rafforzarsi, mostrando indici in forte crescita nel settore degli imballaggi: nel 2015 il 67% è stato avviato a riciclo. Si consolidano anche le filiere del recupero di apparecchiature elettriche elettroniche e della frazione organica. “Il Rapporto evidenzia come l’Italia abbia compiuto notevoli progressi nel campo del riciclo - ha dichiarato Andrea Fluttero, Presidente di UNIRE - grazie a un settore virtuoso e dinamico; ma una vera circolarità delle risorse non è stata ancora pienamente realizzata. Potrà esserlo solo a patto che si affrontino e si risolvano alcuni nodi da tempo irrisolti. Tra questi, le regole, che devono essere certe, chiare e stabili nel tempo, la semplificazione complessiva del settore”.
Dal rapporto emerge che nel 2015 il riciclo degli imballaggi ha registrato una sensibile crescita complessiva (+5% in termini assoluti) che conferma la capacità del settore, sia pure nell’attuale contesto di crisi economica, di intercettare e avviare a recupero quantitativi crescenti di rifiuti: 8,208 milioni di tonnellate, contro le 7,823 del 2014. Tutte le filiere evidenziano indici in crescita, ad eccezione dell’alluminio che vede diminuire le tonnellate avviate a riciclo (-1%) e la percentuale di riciclo sull’immesso a consumo (-4%). Si confermano le eccellenze nel tasso di riciclo di carta (80%), acciaio (73,4%), vetro (71%) e alluminio (70%).
E le altre filiere? Segnali positivi arrivano dal riciclo di pneumatici fuori uso e della frazione organica, entrambe in crescita del 5% rispetto al 2014, e dalla raccolta delle apparecchiature elettriche ed elettroniche che supera l’obiettivo dei 4 kg/abitante l’anno, intercettando il 41% dell’immesso al consumo, sebbene i nuovi obiettivi rimangano distanti. Il tasso di reimpiego e riciclo di veicoli fuori uso raggiunge l’83% del peso medio del veicolo, ancora lontano dal target previsto del 95%. Pur in uno scenario nel complesso positivo, c’è però ancora da lavorare e, come ha spiegato Edo Ronchi, “ciò richiederà politiche mirate per recuperare i ritardi in alcune Regioni del Sud e maggiore attenzione alle filiere industriali del riciclo per il loro ruolo strategico”.